Un altro raid nei cieli della Siria è stato condotto questa notte contro due posti di comando della milizia filo-iraniana, il sito di Maarin al-Jabal, vicino ad Hama, della 4a brigata della milizia sciita sotto il comando delle Guardie rivoluzionarie iraniane ed il comando dell’80^ brigata nei pressi di Aleppo.
Il bilancio è di circa 30 morti e 60 feriti nelle fila dei miliziani e degli istruttori iraniani impiegati nell’opera di reclutamento e addestramento di forze da schierare a fianco di Bashar al-Assad, sostenuto da Teheran, storica alleata del presidente siriano.
“La Siria è stata esposta a una nuova aggressione nelle zone rurali di Hama e Aleppo colpite da razzi nemici”, riferisce un sintetico comunicato dell’esercito siriano in riferimento al lancio di vettori che hanno preso di mira i siti militari nel nord del paese. Sebbene non vi siano dichiarazioni di rivendicazione, almeno a livello ufficiale, l’azione di bombardamento, effettuata con il lancio di circa 200 missili, sarebbe stata compiuta dall’esercito israeliano che avrebbe agito per dare continuità all’opera di dissuasione del rafforzamento di basi avanzate sciite stanziate in territorio siriano. Proprio queste ultime rappresentano un target di riferimento per le sortite dell’esercito dello Stato ebraico, che teme un potenziamento della presenza iraniana nelle vicinanze del confine e, come sottolineato durante la conferenza stampa dal premier Benyamin Netanhyahu, “non permetterà la creazione di nuove installazioni che minacciano lo Stato ebraico”, ribadendo, altresì, la mancata attuazione degli accordi contro la prolificazione nucleare da parte di Teheran.
Israele ha sempre denunciato la fornitura di armi e personale ad Hizbollah da parte del regime iraniano e già nelle scorse settimane aveva ordinato a esercito ed aviazione di condurre operazioni mirate contro gli avamposti già esistenti, quelli in costruzione e convogli di approvvigionamento diretti verso i siti sciiti.
Lo scorso anno, un’intervista resa in anonimato da un ufficiale iraniano, rivelò che con la fornitura dei nuovi sistemi missilistici le milizie sciite sarebbero state pronte a sferrare “l’attacco finale a Israele”, con il contributo decisivo di nuovi siti idonei alla costruzione di missili a medio-lungo raggio stanziati in Libano. L’iniziativa dell’Iran di predisporre la fabbricazione di armamenti direttamente sul territorio libanese, sarebbe stata presa a causa della presunta distruzione, da parte di Israele, di alcune fabbriche di armi e munizioni operanti in Sudan e dalla distruzione di quelle operative in Siria prese di mira dai recenti bombardamenti ad opera delle forze della coalizione occidentale.
Nel tardo pomeriggio si è avuta notizia della chiusura dello spazio aereo a nord di Israele e della riunione di urgenza del gabinetto di guerra dello Stato ebraico del parte del premier israeliano convocato a seguito del bombardamento effettuato la notte scorsa.