Victor Orban ha vinto le elezioni in Ungheria con il 48,9%. Una vittoria largamente preannunciata quella del Premier uscente che ora conta sulla maggioranza dei due terzi dei cittadini e potrà continuare a governare il paese dell’est Europa come ha fatto fino ad ora. “Questa è una vittoria decisiva, in futuro saremo in grado di difendere la nostra madrepatria”, ha dichiarato Orban subito dopo lo spoglio.
La corsa alla presidenza però non l’ha fatta da solo. Il partito di Jobbik ha preso il 20% dei consensi (salendo di molto rispetto agli anni passati). I socialisti hanno raggiunto invece il 12% di voti.
Le accuse contro Orban
Come per Putin, anche in questo caso le accuse di corruzione mosse contro il neo rieletto presidente nel corso della campagna elettorale non sono servite a molto. L’Ungheria, sotto la guida di Orban è uno dei Paesi che economicamente parlando cresce di più nell’Unione Europea: disoccupazione ai minimi storici e grandi investimenti nell’industrie tecnologiche. Anche la politica contro l’immigrazione clandestina e l’islamizzazione dell’Europa trova d’accordo il paese.
I media stranieri
Una vittoria che ha fatto il giro del mondo. Ne parlano i maggiori giornali e siti europei. Il The Guardian titola: “Viktor Orban: re-election of Hungary’s anti-immigrant leader is major challenge for Ue”. La BBC “Viktor Orban- Hungary PM re-elected for third term”. Stessa cosa per Reuters che scrive “Hungary’s strongman Viktor Orban wins third term in power”.
A questo punto l’Europa aspetta di vedere quali saranno i prossimi passi del presidente neo eletto, tenendo in considerazione che la parte più a destra della politica italiana non disdegna affatto la sua amicizia. E’ recente la visita che Giorgia Meloni ha fatto a Budapest per incontrare Orban, dichiarando di preferire l’asse Visegrad a quello franco-tedesco. La politica di Orban, inoltre, sembra allinearsi molto bene con il programma politico della Lega di Matteo Salvini: lotta all’immigrazione, revisione dei trattati europei per dare più sovranità agli Stati, politiche per il lavoro e la famiglia.