a cura di Sara Novello
Tre avvocati inglesi ritengono fondati i dubbi di brogli durante il referendum Brexit arrivando a ipotizzare procedimenti penali. Un documento di 46 pagine è stato depositato in Commissione elettorale che ha preso in seria considerazione le ipotesi ventilate dagli agguerriti legali circa la violazione delle attuali norme di legge.
L’avvocato Tamsin Allen, partner dello studio Bindmans LLP, ha dichiarato all’ Evening Standard, testata molto popolare e diffusa: “Abbiamo analizzato un corposo fascicolo indiziario relativo al referendum Brexit. I colleghi Clare Montgomery QC, Helen Mountfield QC e Ben Silverstone hanno preparato un dossier di 46 pagine su cui vi potrebbero essere concrete scorrettezze fatte durante la campagna referendale in favore del Leave”.
Shahmir Sanni, esponente di spicco del comitato pro Brexit BeLeave -comitato costituito con lo scopo di convincere soprattutto i giovani nel voto a favore- ritiene oggi fondati i dubbi che tale consultazione popolare del 2016 sia stata chiaramente viziata. Sanni ha affermato che il coordinamento tra il gruppo principale Vote Leave e BeLeave continuò a operare nonostante le circa 630.000 sterline ricevute da quest’ultimo dopo la formale cessazione dei rapporti di collaborazione nella campagna referendaria. Se fosse verificata tale dichiarazione si potrebbe immaginare che il gruppo VoteLeave usasse BeLeave come canale di denaro per finanziare ulteriormente la campagna pro Brexit bypassando i limiti imposti per legge circa i finanziamenti per le campagne elettorali.
In aggiunta a quanto affermato da Sanni , Christopher Wylie ha dichiarato: “ Dopo le accuse mosse a Facebook in queste settimane é doveroso evidenziare come BeLeave durante la campagna referendale affidò un mandato professionale a una società canadese di analisi dati, la AggregateIQ, per un valore contrattuale di circa 630.000 sterline, importo probabilmente proveniente dal gruppo VoteLeave. Le autorità britanniche però sono impossibilitate ad approfondire la segnalazione in quanto AggregateIQ opera ed è legalmente al di fuori del Regno Unito”.
Wylie, che ha lavorato per l’ormai nota Cambridge Analytica, azienda alla ribalta delle cronache per l’analisi dei profili degli utenti Facebook, ha dichiarato: “Le persone dovrebbero sapere che AggregateIQ ha avuto rapporti professionali con Cambridge Analytica e che quindi bisognerebbe chiedersi quale ruolo abbia svolto durante il referendum”. Un’immagine di un presunto file utilizzato da BeLeave per archiviare i documenti è stato pubblicato sul sito web di Fair Votes Uk, evidenziando che l’accesso a tale documento effettuato da un senior del comitatoVote Leave ufficiale è datato 19 giugno 2016, alcuni giorni prima dell’avvenuto referendum.
Per Kyle Taylor, direttore del Fair Vote project, “se non stavano coordinando il loro lavoro perché lo staff di VoteLeave, quelli di BeLeave e di AggregateIQ hanno avuto tutti accesso agli archivi e alle cartelle dei documenti informativi raccolti?”.
E’ bene ricordare che Sanni ha svolto il ruolo di segretario e tesoriere di BeLeave, mentre il signor Parkinson era il capo tesoriere del VotoLeave. Nei limiti previsti dalla Commissione elettorale, ai comitati riconosciuti furono imposti dei limiti massimi di spesa per le rispettive azioni a supporto delle loro idee per non oltre 7 milioni di sterline durante la campagna referendaria.
Il ministro degli Esteri, Boris Johnson, che ha avuto un ruolo di primo piano a sostegno di Vote Leave, ha definito “ridicola” l’accusa che la campagna abbia infranto le regole di spesa elettorale.
Parkinson e l’intero comitato VoteLeave hanno risposto con fermezza alle accuse e hanno dichiarato che le 630.000 sterline donate a BeLeave rientravano nelle regole previste.
Secondo Eloise Toss, del gruppo anti-Brexit Best for Britain, “la polizia e la Commissione elettorale devono indagare rapidamente per arrivare a fondo e chiarire la situazione da cui dipende il futuro del Paese”.