Dopo una delle notti più lunghe della Repubblica dove, in poche ore, si è consumata una delle più significative rotture della storia del centrodestra, sul nome di Maria Elisabetta Casellati si è ricomposta in extremis una crisi che sembrava insanabile e che preludeva ad un’altro terremoto dopo un turno elettorale che ha sconvolto ventennali equilibri. Assieme all’elezione dell’ex membro laico del Csm, avvocato, e già sottosegretario alla Giustizia, il centrodestra per la Camera ha infine virato su Roberto Fico, eletto a stragrande maggioranza presidente dell’aula di Montecitorio. Con l’elezione dei due presidenti delle Camere (e con le prossime elezioni dei presidenti dei gruppi parlamentari) per il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà ora possibile avviare le tanto agognate consultazioni, senz’altro le più incerte degli ultimi decenni e quindi cominciare a ragionare sulle ipotesi, tutt’altro che semplici, di composizione di una maggioranza sufficiente per sostenere un governo.
Certo, l’accordo tra i due schieramenti principali sulla “spartizione” delle presidenze delle due Camere, che per la prima volta dal ’92 tornano a due opposte fazioni (all’epoca toccò a Spadolini al Senato e Napolitano a Montecitorio) non fa presagire, almeno fino ad ora, uno spiraglio per la formazione del futuro Governo. Eppure la sinergia, innegabile, emersa nelle trattative, più o meno sottobanco, tra Salvini e Di Maio fa senz’altro immaginare che, nell’eventualità di un nuovo show-down del centrodestra, un accordo tra i due per un governo necessariamente a tempo non sia più una sola ipotesi peregrina. Nonostante la frattura ricomposta all’ultimo momento, infatti, i rapporti nell’ex coalizione guidata da Berlusconi, hanno toccato i minimi storici e qualsiasi passaggio futuro, di tutta evidenza, sarà monitorato con una diffidenza reciproca mai vista finora.
Dalla giornata odierna, comunque storica, emergono vari profili storici: il primo, quello che vede per la prima volta nella storia d’Italia, una donna a ricoprire la seconda carica dello Stato e il secondo, quello di un esponente del Movimento 5 Stelle per la prima volta nei primi cinque posti della Repubblica. Una legislatura che, già dalla notte del 4 marzo si era annunciata come unica, non ha tradito le aspettative.
E’ arrivata la terza repubblica, tutta insieme.