La ricorrenza del quarantennale dell’assassinio del presidente della democrazia cristiana, Aldo Moro, la cui figura politica e lo spessore umano sebbene discussi e discutibili, troneggiano sul triste panorama pseudo-politico italiano, ha ridato vigore ad alcune voci che si speravano taciute, di tristi figure di un passato sepolto non solo dalle inchieste giudiziarie, ma dalla storia.
Così, personaggi funesti sperano di riottenere visibilità con l’appoggio massmediatico (che in gergo giuridico prende il nome di favoreggiamento…) di una fastidiosa componente di una sinistra che, sebbene anch’essa politicamente e storicamente sconfitta, non si rassegna e tenta di rialzare la testa disotterrando i miseri resti di personalità, anzi di personcine, che si stavano avviando al tramonto delle loro esistenze lungo il cammino del dimenticatoio mediatico.
Tra queste figure, negli ultimi giorni, ha fatto sentire la sua voce, non richiesta, Barbara Balzerani, in arte “Sara”, “brigatara” mai pentita e autrice di commenti per lo meno censurabili espressi durante un “convegno” tenutosi pochi giorni fa al Centro Popolare Autogestito di Firenze, durante il quale ha pesantemente irriso le vittime del terrorismo rosso.
Ci chiediamo se non sarebbe opportuno rivedere un attimino le evidenze che ancor oggi fanno ritenere i provvedimenti alternativi alla detenzione come tentativi di riabilitazione del condannato e ad un suo positivo reinserimento nella società. Il tentativo della Balzerani e di altri suoi correi di riabilitare le loro figure e ancor più, la “guerriglia comunista armata” che ha infestato per più di dieci anni il nostro Paese, rientra sicuramente nelle fattispecie punite dal codice penale vigente come reati di apologia, e un intervento delle autorità preposte atto a troncare questa ignobile tendenza, sarebbe più che opportuno. Anche per evitare che qualche “fenomeno” dell’estrema sinistra si senta autorizzato a ricalcare le orme dei fantasmi rossi del passato. Ma è noto, il reato di apologia vale solo per il fascismo e non per il terrorismo rosso.
A noi, comunque, la Balzerani piace ricordarla così.