“La nave spagnola ha agito come se stesse cercando prede”. Non usa mezzi termini la marina libica nei confronti della nave Open Arms, sequestrata ieri dalla Procura di Catania, per descrivere quanto accaduto in mare nei giorni scorsi. La posizione dei libici, già ampiamente espressa sabato , va nel senso delle accuse mosse dagli inquirenti.
L’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Catania è associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. La Ong spagnola Proactiva sabato ha sbarcato 218 clandestini a Pozzallo dopo una diatriba (non solo verbale) con la marina libica avvenuta durante le operazioni di salvataggio. Un caso ormai diventato internazionale (tra Italia, Libia e Spagna) dopo il sequestro della nave da parte della Procura di Catania. Per l’accusa, infatti, Open Arms ha soccorso i migranti con la chiara volontà di portarli in Italia violando gli accordi internazionali in base ai quali la compentenza in quel tratto di mare è libica. Quindi, Open Arms avrebbe dovuto lasciare che le operazioni di salvataggio fossero condotte dalla marina libica. Ma le cose non sono andate così e la nave, dopo aver caricato i migranti a bordo, ha iniziato a vagare nel Mediterraneo in attesa di un porto dove sbarcare. Dapprima ha fatto rotta su Malta, dove ha sbarcato una madre con la propria figlia in stato di disidratazione e successivamente riprendendo la navigazione. In realtà l’accusa l’ipotizza che l’obiettivo fosse l’Italia. Tre le persone indagate a cui è stato notificato l’avviso di garanzia: il comandante, il coordinatore a bordo della nave e il responsabile della Ong.
La posizione della Marina libica
Sempre secondo la Marina libica, inoltre, il barcone con a bordo migranti avrebbe atteso per oltre due ore l’arrivo della nave spagnola nonostante il natante dei libici fosse più vicino. Ma non solo: “La presenza della nave spagnola ha complicato le operazione di soccorso e spinto gli immigranti a rifiutare l’aiuto dei libici, anche saltando in acqua” per raggiungere la Ong. La guardia costiera nordafricana, poi, aggiunge che ha dovuto lasciare l’area e far partire l’Ong spagnola per la sicurezza dei migranti. “Proactiva Open Arms ha respinto tutti gli ordini e le istruzioni della Marina libica, che è il capo delle operazioni di soccorso in quanto è arrivato per primo nell’area di salvataggio – spiega una nota – Inoltre, la nave della Marina libica è una nave militare e quindi ha diritto a questa operazione di salvataggio e ha il diritto di farlo in quanto la zona di mare appartiene alle acque libiche”.
La replica di Open Arms
Il giorno dopo il sequestro della nave, la Ong ha fatto lanciato dure accuse spiegando che “l’Italia in prima linea e l’Unione europea dietro vogliono farci pagare ciò che dovremmo fare. Il crimine di solidarietà è stato inventato”. In campo è sceso anche il governo spagnolo che tramite il ministro degli Esteri, ha fatto sapere di essere già al lavoro “per chiarire gli estremi delle accuse che gli sono rivolte e di chiarire qualsiasi problema ci sia”. Mentre il fondatore della Ong, Proactiva Open Arms, Oscar Camps, ha tweettato: “Si tratta solo di una ipotesi di reato. Il sequestro della nave è preventivo, ma veniamo accusati di associazione per delinquere e di alimentare l’immigrazione illegale per aver disobbedito ai libici non avendo consegnato loro donne e bambini”.
Ma dalla Ue arrivano parole dure verso la nave Open Arms e di sostegno all’Italia
La portavoce della Commissione Europea per le migrazioni, Natasha Bertaud, durante il briefing con la stampa a Bruxelles ha precisato che “segue da vicino questo incidente da venerdì scorso: siamo in contatto con l’Italia e il commissario europeo alle Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, ha parlato con il ministro dell’Interno Marco Minniti venerdì scorso. Ci rallegriamo del fatto che la nave abbia potuto finalmente approdare venerdì e che i migranti a bordo abbiano ricevuto le cure di cui avevano bisogno. Abbiamo fiducia che le autorità italiane continueranno a gestire la situazione, che è di loro competenza”. Ma ricorda che “c’è un codice di condotta italiano che mirava proprio ad evitare situazioni” come questa. Quindi “invitiamo tutte le parti coinvolte in futuro a rispettare non solo il diritto internazionale, ma anche il codice di condotta italiano”.