Picchiati a sangue in mezzo alla strada da antifascisti, antirazzisti e pacifisti per quattro spiccioli al mese. E’ il finale degno di una legislatura che ha mortificato fino all’ultimo forze armate e polizia. A Piacenza, durante il corteo che doveva stigmatizzare la violenza contro gli immigrati, è andata in scena l’immagine plastica della deriva italiana. Gli stessi anti-violenti (o presunti tali) come sempre hanno portato in piazza la loro vera natura aggredendo un carabiniere impegnato nell’ordine pubblico. Da vigliacchi, tutti contro un solo uomo. Ma non solo. Il filmato dell’eroico gesto è stato pubblicato su diversi siti antagonisti e celebrato come una vittoria.
A Macerata non è andata meglio. Niente scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, ma i soliti pacifisti hanno pensato bene di intonare cori offensivi sulle foibe. Già, perché i morti non sono tutti uguali. E anche i carnefici non sono tutti uguali. Ci sono stragi e stragi: quelle di Tito sono evidentemente meno gravi delle altre.
Del resto, nonostante i proclami, questo governo ha dato l’esempio regalando a forze armate, polizia e vigili del fuoco, un rinnovo di contratto che è peggio dell’elemosina: aumenti pari a 44 euro al mese, 2 euro al giorno, non tenendo conto delle specificità o dei rischi che si corrono. Ma poco importa, la cosa che ha contato di più è stato portare a casa un risultato da spendere in campagna elettorale, con firme estorte ai rappresentanti di militari e sindacati di polizia.
E per ciò che accaduto a Piacenza, in fondo, i rappresentanti della maggioranza non si sono sentiti neanche in dovere di condannare la violenza contro il carabiniere. Chi si occupa della nostra sicurezza è carne da macello, che vale poco e per questo indegno di qualsiasi considerazione.