Mentre infuria la polemica politica sui fatti di Macerata e i social network si riempiono di commenti infervorati, dibattendo su chi sia il più colpevole tra lo Stato, lo sparatore o i nigeriani, ci si dimentica di pensare al domani, al futuro più prossimo.
La questione immigrati potrebbe rivelarsi un vero e proprio effetto boomerang per quella parte politica che da anni pone la questione solo in termini di diritti e mai di doveri per chi entra nel nostro Paese. La sicurezza è stata relegata, per molto tempo, a mera speculazione da campagna elettorale da parte dell’opposizione e non solo. Salvo poi ricordarsi che il problema esiste ed è molto più grave di quello che ci raccontano.
La riflessione dovrebbe spostarsi su cosa fare da adesso in poi. Per evitare un’altra Macerata. Per evitare che la pancia del Paese, mossa dalla paura, si scagli contro lo straniero. A nulla vale bollare come razzisti e xenofobi coloro che sono contrari all’immigrazione non controllata. Meglio sarebbe dare risposte efficaci e credibili, piuttosto che cercare mandanti a caso tra questo o quel leader di destra.
L’episodio avvenuto nelle città marchigiana è ben più da relegare come una reazione soggettiva a un problema oggettivo quale deve essere considerato quello dell’immigrazione selvaggia del quale siamo tutti vittime, anche se una parte di noi è “incoscientemente consenziente”. Qualcuno, dall’alto della sua carica istituzionale, ha spesso espresso il suo pensiero, non richiesto, in relazione all’arricchimento culturale del quale dovremo essere beneficiari assoluti a seguito di una politica di accoglienza in nome di principi umanitari.
Ebbene, la realtà è quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Migliaia di individui spesso ben pasciuti, palestrati, insofferenti a qualsiasi controllo, attratti dal fascino della “donna bianca”, completamente avulsi dal contesto sociale in cui si trovano, quasi tutti intenti a percorrere le nostre strade alla ricerca di un facile guadagno, piuttosto che un’occupazione fissa. Da ricordare, agli smemorati, che il tasso di incidenza sulla criminalità nel nostro Paese da parte degli immigrati è del 25 % e il 45% della popolazione carceraria è composto da detenuti stranieri. A fronte di ciò, sarebbe opportuno considerare una svolta nelle politiche di accoglienza rivolte ai cosiddetti “richiedenti asilo”.
Altrettanto opportuno sarebbe rivolgere lo sguardo a esempi concreti di applicazione del sacrosanto diritto alla sicurezza dovuto ai propri cittadini, che dovrebbe essere considerato come pietra miliare, anche di fronte al diritto di presentare ogni richiesta di accoglienza, sebbene non sia da ritenersi un dovere la sua concessione.
A mero titolo di esempio, si consideri la politica posta in essere dallo Stato di Israele che, a fronte di assillanti richieste di asilo di migliaia di emigranti dal Corno d’Africa, ha semplicemente applicato la propria legislazione in merito alla concessione del diritto di asilo commisurata alle capacità di accoglienza. Laddove si sia riscontrato un surplace di domande, si è immediatamente provveduto all’espulsione coatta dal territorio di coloro che non avevano motivo di starci.
Ma si sa, l’Italia rappresenta da sempre il Paese delle contraddizioni e, se da una parte la richiesta di sicurezza da parte dei cittadini si fa sempre più sentire, dall’altra i politici, nel timore di sentir traballare le poltrone, preferiscono fare spallucce e delegare il compito ad altri. Magari a qualche sparatore psicopatico.