Il presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha dichiarato lo stato di emergenza a San Lorenzo e a Eloy Alfaro, due città nella provincia del Pacifico settentrionale di Esmeraldas, dopo che un’autobomba sabato scorso, secondo quanto riferito dall’Ufficio del Procuratore Generale (MP), ha gravemente danneggiato il comando della polizia locale e il 95% degli edifici vicini.
Il Presidente ha dichiarato che “lo stato di emergenza a San Lorenzo e Eloy Alfaro serve per rafforzare la sicurezza dei cittadini e del confine”, nonché per “stimolare l’attenzione del ministero della Salute sui rischi per le abitazioni “. Inoltre, sempre secondo Moreno, commentando l’episodio dell’attentato, “si è trattato di un atto terroristico legato al traffico di droga e ai gruppi criminali che sono stati sconfitti dalle forze di sicurezza dello Stato ecuadoriano e ai quali non permetteremo di intimidirci”.
Nel caso ecuadoriano, è noto che negli ultimi anni sono state sviluppate una serie di politiche per la sicurezza per i cittadini atte a combattere il più rappresentativo dei fenomeni di criminalità organizzata transnazionale: il traffico di droga.
Secondo le nuove strategie rilevate, le folte schiere dei narcos sfrutterebbero i territori collegati da bacini idrografici e le vie terrestri con collegamenti portuali per lo scambio di droga. I proventi delle attività illecite, tra operatori di piccole e medie dimensioni, verrebbero utilizzati per finanziare la corruzione, infiltrando gli apparati statali della giustizia con manovre non ancora rilevabili dalle agenzie di intelligence.
Secondo “El comercio, nella sua relazione dello scorso anno il Procuratore Generale del Messico ha rivelato la presenza di quattro cartelli della droga nel territorio ecuadoriano: Sinaloa, Los Zetas, Familia Michoacana e il Golfo. Il documento descrive queste e altre organizzazioni criminali dedite al traffico di cocaina, eroina, metanfetamine e precursori chimici attraverso 51 paesi dei cinque Continenti. Per attuare le loro operazioni criminali, “i gruppi messicani stringono alleanze con criminali provenienti da Colombia, Italia e paesi africani”, sottolinea ancora il Procuratore generale messicano.
Già nel 2015, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva dichiarato che il cartello di Sinaloa operava con emissari in Ecuador e le autorità locali, all’indomani della fuga di Joaquin ‘El Chapo’ Guzman, leader del cartello di Sinaloa da un carcere messicano, nel luglio di quell’anno rivelarono i dati sulle attività della mafia in Ecuador.
Gli emissari di “El Chapo“, infatti, avrebbero reclutato gruppi di criminali locali per occuparsi della logistica e per proteggere le piste di atterraggio utilizzate per la spedizione di droghe e il trasporto di denaro frutto di attività illecite, così come le spedizioni effettuate con motoscafi e piccole imbarcazioni.
Secondo l’ultimo rapporto governativo, i principali cartelli sono quello di Sinaloa, gli Zetas e Jalisco New Generation. Il primo, nonostante l’arresto del suo leader, continua ad avere il maggiore impatto mediatico e sociale, sia per l’influenza che esercita, sia anche per la sua presenza in ben 43 nazioni. Las Zetas, resta un’organizzazione formata principalmente da ex membri delle forze armate, mentre la Jalisco New Generation, ovvero la “mafia narcotrafficante”, è quella attualmente al centro dell’attenzione delle principali forze investigative del Paese e oltre Oceano, in quanto risulta essere quella che dispone delle maggiori risorse finanziarie, quindi la più potente.