Le truppe speciali israeliane hanno individuato e neutralizzato la cellula terroristica di Hamas responsabile dell’omicidio del rabbino Shevach Raziel, avvenuto martedì scorso a Nablus.
Un terrorista è stato ucciso ed un altro catturato durante l’operazione condotta a Jenin, nella Cisgiordania settentrionale, durante la quale sono stati anche rasi al suolo alcuni edifici utilizzati dal gruppo e dai familiari dei miliziani.
L’azione di Tsahal, l’esercito dello Stato ebraico, è stata pianificata a seguito dell’uccisione di Raziel, condotta da operativi addestrati ed esperti che hanno colpito l’uomo al collo sparando 22 proiettili da un’auto in corsa.
Fatah aveva glorificato l’omicidio, compiuto da parte di un “palestinese esperto e di grande esperienza” e giustificando l’azione come l’eliminazione di un colono occupante. Mentre il quotidiano ufficiale dell’Autorità nazionale palestinese, Al-Hayat Al-Jadida, ha parlato dell’azione terroristica come di una comune “attività militare”. La definizione, secondo fonti d’intelligence israeliane, risulta “efficace per legittimare e incoraggiare attacchi contro israeliani ovunque risiedano”, non escludendo di estendere le “operazioni” anche contro turisti in visita in Israele, come accaduto al cittadino statunitense Taylor Force, ucciso lo scorso anno a Tel Aviv.
Per gli investigatori israeliani è stata, però, solo una questione di tempo. A distanza di una settimana il capo della cellula palestinese è stato identificato in Ahmed Jarrar, miliziano delle brigate Ezzeddin al-Qassam, figlio di Naser, un comandante del gruppo ucciso dalle forze israeliane nel 2002, e dopo la localizzazione dei complici, l’esercito ha portato a termine l’operazione in pochi minuti.
Dall’India, dove era in visita a Sami Abu Zuhri, il primo ministro Netanyahu, informato dell’operazione, ha dichiarato: “Scoveremo chiunque cerchi di colpire i cittadini di Israele “.
E mentre il portavoce di Hamas replicava che “la cellula non sarà l’ultima”, l’ambasciatore statunitense in Israele, David Friedman, ha evidenziato sui social network il sistema di finanziamento della Autorità nazionale palestinese che incoraggerebbe il terrorismo. “Un israeliano, padre di sei figli, è stato ucciso la scorsa notte a sangue freddo da terroristi palestinesi. Hamas elogia gli assassini e le leggi delle autorità palestinesi forniranno loro ricompense economiche”.
Da tempo è noto che i terroristi palestinesi e le loro famiglie riceverebbero, infatti, elevate ricompense, elargite in proporzione al tipo di attacco compiuto e all’efferatezza dell’azione.
Secondo le statistiche del ministero dell’Interno israeliano, sarebbero 400 gli attacchi sventati, mentre la stragrande maggioranza di quelli portati a termine negli ultimi anni, è stata perpetrata da singoli soggetti e non da gruppi organizzati in un quadro strategico di “resistenza popolare spontanea” o, per meglio dire, di terrorismo generalizzato.