Trentottomila da Israele e oltre 3.000 dalla Libia. Sono le cifre degli immigrati africani che verranno rimpatriati nei Paesi di provenienza. L’emergenza dei flussi migratori diventa ogni giorno più difficile da gestire e per questo alcuni governi, nelle ultime ore, hanno annunciato di voler espellere immigrati illegali di diverse nazionalità.
Israele: “Via entro aprile, poi scatta l’arresto”
La posizione più dura è quella annunciata dal premier israeliano, Benjamin Netanyhau, che ha iniziato ad attuare un piano per costringere migliaia di persone a lasciare il Paese. Si tratta di africani, in particolare eritrei e sudanesi, che hanno tempo fino ad aprile per lasciare Israele. In caso contrario, a scadenza del termine, scatterà l’arresto. Ad ogni migrante verrà fornito un biglietto aereo e 2.900 euro per ritornare nel proprio Paese. Coloro che non adempiranno a tale obbligo finiranno in carcere.
Una decisione che Netanyhau stesso ha voluto motivare con la necessità per “ogni Paese” di “mantenere i propri confini e difenderli da infiltrazioni illegali”. Un dovere, ha detto il premier, “basilare” e “un diritto per uno Stato sovrano”. Israele ha fatto sapere di rispettare i diritti di donne, bambini e vittime della tratta di esseri umani. In ogni caso le esenzioni avranno comunque carattere temporaneo.
Dalla Libia predisposti voli per la Nigeria
Dal canto suo anche la Libia cerca di mettere un freno alla presenza di immigrati, molti dei quali si trovano nei centri di accoglienza. Fayez Serraj, a capo del governo di unità nazionale voluto dall’Onu, ha spiegato che la Libia non può più gestire da sola l’immigrazione irregolare. E per questo, durante l’incontro con il ministro degli Esteri congolese, ha chiesto la cooperazione con il Paese africano. Il premier libico ha inoltre spiegato che la gestione dei migranti grave pesantemente sulle condizioni già precarie della Libia, sia in termini di sicurezza che in termini economici.
Il rimpatrio di una parte degli illegali è stato già predisposto grazie ad un accordo tra la compagnia area Max Air e la Nigeria che prevede il trasferimento di 3.000 persone bloccate in Libia.
Da Bengasi, inoltre, l’autoproclamato Esercito nazionale libico ha fatto sapere di aver espulso 128 migranti che verranno accompagnati nel sud del Paese per ritornare allo Stato di provenienza.
Cugino Gheddafi: “Italia paga trafficanti”
Ma sulla Libia grava come un macigno l’attività dei trafficanti di esseri umani che continuano a imbarcare centinaia di persone sui barconi diretti in Italia. Un argomento spinoso per il nostro Paese accusato di pagare i trafficanti per tenere i migranti in Libia invece di conmbattere le organizzazioni criminali. Nei giorni scorsi, infatti, un cugino di Muammar Gheddafi, il dittatore libico ucciso nel 2011, parlando da Il Cairo ha puntato il dito verso il nostro Paese. Ahmed Gaddaf al-Dam, senza mezzi termini, ha dichiarato che l’Italia “conosce i trafficanti e sa dove trovarli. Ma, invece di aiutare le autorità libiche a combatterli, preferisce pagarli per fermare i migranti in Libia”.
La situazione nel Paese nordafricano, però, potrebbe evolversi nei prossimi mesi a causa delle elezioni presidenziali previste per metà anno. In campo, infatti, ha già annunciato la sua discesa il figlio dell’ex rais, Saif al-Islam Gheddafi, che nei mesi scorsi si è scagliato contro l’Italia.