Il Qatar finanzia al Qaeda. E’ questa l’accusa lanciata dal portavoce del generale libico Khalifa Haftar che, nel corso di una conferenza stampa, ha parlato di prove su un presunto coinvolgimento di alcuni esponenti qatarioti con il gruppo terroristico. Ahmed al Mismari ha svelato l’esistenza di alcune intercettazioni registrate dai servizi di sicurezza dell’esercito guidato da Haftar e che proverebbero proprio questi legami.
In particolare, il colonnello Salem Ali Jarboui, addetto militare del Qatar per i Paesi del Maghreb, nel giugno scorso avrebbe trasferito 8 miliardi di dollari dalla filiale tunisina della Qatar national Bank a quella della Banque de l’Habitat, sempre nel Paese nordafricano. Le somme trasferite sarebbero quindi state poste nella disponibilità di ex criminali che, secondo Al Mismari, sarebbero a loro volta legati ad al Qaeda nel Maghreb islamico.
L’attentato all’oleodotto
Ma nell’intricato panorama libico, ha fatto comunque scalpore l’attentato contro l’oleodotto che collega al Zanqut con il porto di al Sidra, nella zona della Mezzaluna petrolifera. Secondo fonti dell’esercito nazionale libico, l’atto terroristico sarebbe opera di un gruppo islamista alleato dell’Isis e ostile a Haftar e, secondo la compagnia petrolifera libica National Oil Company (Noc) avrebbe provocato un calo della produzione tra i 70 e i 100 mila barili di greggio al giorno.
I miliziani dell’Isis si spostano dalla Siria in Libia
E proprio il fattore del terrorismo in Libia ha caratterizzato le dichiarazioni del generale russo Valery Gerasimov, capo di stato maggiore dell’esercito di Mosca, il quale ha recentemente dichiarato che i miliziani dello Stato islamico in fuga dalla Siria e dall’Iraq, starebbero trasferendosi per la maggior parte in Libia e Afghanistan poiché ritenute zone idonee per la continuazione della Jihad.
Nei prossimi mesi in Libia si vota
In questa cornice si andranno, quindi, ad inquadrare le prossime elezioni parlamentari e presidenziali previste per i prossimi mesi e per le quali il clima non si preannuncia certo dei più sereni. A questo proposito, Ahmed al Mismari, ha chiesto alla Camera dei rappresentanti di approvare la legge elettorale al più presto possibile, sottolineando che il suo esercito “rispetta la volontà del popolo” e sottolineando che dovranno svolgersi in modo equo e sotto la supervisione di osservatori arabi e internazionali.
Le prossime elezioni nel Paese nordafricano, dove si è insediato un governo di presunta unità nazionale nato sotto l’egida dell’Onu, vedranno la discesa in campo anche di Saif al Islam Gheddafi. Il figlio del rais ucciso nel 2011, ha infatti annunciato la sua candidatura sostenendo di avere l’appoggio delle tribù e, probabilmente, anche dello stesso generale Haftar. Ma il nome di Saif ha già creato qualche malumore. L’inviato dell’Onu in Libia, Ghassan Salamè, in un’intervista con “al Hayat”, ha dichiarato di non voler incontrare il figlio di Gheddafi perché “è un ricercato internazionale”.