Come preannunciato dalle dichiarazioni dei giorni scorsi, Israele non ha esitato a colpire una base dei Pasdaran iraniani in costruzione nei pressi di Damasco. Questa notte, infatti, i caccia con la stella di David, sorvolando lo spazio aereo libanese a seguito di accordi presumibilmente intercorsi tra i due governi dei due Paesi, hanno lanciato alcuni missili aria-terra contro installazioni militari iraniane fase di allestimento nei pressi di al-Kiswa, poco distante dalla capitale siriana.
La contraerea siriana ha aperto il fuoco e sarebbe riuscita ad intercettare 2 missili prima che colpissero gli obiettivi. I danni alla base in costruzione sarebbero ingenti ma, al momento, non sono state registrate vittime.
La tensione era palpabile già dall’ultima settimana di novembre, quando i vari leader di Hezbollah avevano ribadito la loro intenzione di riaprire il conflitto con lo Stato ebraico anche rifornendo gli arsenali di Hamas nella striscia di Gaza.
Da parte sua Israele, per bocca del ministro della difesa Avigdor Lieberman, aveva già chiarito in modo netto la sua intransigenza a fronte dell’intenzione delle milizie di Hassan Nasrallah di stabilire avamposti lungo il confine siro-libanese e sulle contese alture del Golan, non lontano da Israele.
Anche le posizioni assunte dal primo ministro libanese, Saad Al-Hariri, paiono conformarsi all’attuazione di indeterminati accordi sottobanco stabiliti con Israele in chiave anti-sciita.
Proprio le dimissioni annunciate e poi ritirate da al-Hariri sarebbero giunte inattese, per le continue e indebite intromissioni di esponenti di Hezbollah nelle politiche libanesi di attuazione dei piani di riforma interna del Paese dei cedri. E dagli estremisti sciiti sarebbero arrivate anche le minacce di morte contro il Premier, denunciate pubblicamente dallo stesso, che avrebbero provocato il suo viaggio-lampo in Arabia Saudita per consultazioni con il governo di Riad.