E’ passata quasi sotto silenzio la notizia che nella giornata del 23 novembre scorso il quartetto di Paesi arabi alleati per la lotta contro il terrorismo, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi e Bahrein, ha inserito l’Unione mondiale degli ulema musulmani nell’elenco delle organizzazioni accusate di finanziare il terrorismo.
I quattro Paesi firmatari del provvedimento, che di fatto è una mera conferma di quanto già ampiamente noto in relazione a diverse organizzazioni pseudo religiose islamiste, hanno comunque inteso allinearsi a una linea di pensiero comune con l’Occidente, anche in considerazione del fatto che il numero di attacchi terroristici basati sulle fatwa, emesse da imam o ulema, è cresciuto in modo esponenziale e la cerchia di coloro che sono stati presi di mira si è estesa ai musulmani stessi, come nel caso dell’attentato di ieri nel Sinai egiziano.
L’Unione mondiale degli Ulema musulmani (Lums) è guidata dal controverso Yusuf al-Qaradawi, esponente egiziano – qatariota dei fratelli musulmani, l’organizzazione islamista che, sino dal 1926, ha ispirato numerosi gruppi integralisti, conducendoli alla lotta armata contro l’Occidente e Israele. Al Qaradawi è anche il presidente del Consiglio europeo per la fatwa e la ricerca, entità che si occupa di studi coranici e dell’emissione di sentenze (fatawas) che sono ritenute vincolanti per tutti i musulmani.
Proprio lo sceicco Yusuf al-Qaradawi, e altri religiosi sunniti, hanno spesso giustificato le azioni di “martirio” in Israele dichiarando, inoltre, che “i musulmani sono in perenne stato di guerra con lo Stato ebraico e chi si allinea alle politiche “sioniste” è, al pari, in guerra contro i musulmani”.
Basandosi sull’applicazione di questa semplificazione di un pensiero distorto, si è giustificata l’estensione degli attacchi in Europa, negli Stati Uniti e nel sud est asiatico, anteponendo la considerazione che questi Paesi sono in uno stato di guerra con i musulmani, sia direttamente, in Afghanistan, Iraq e Siria, o indirettamente, attraverso il loro sostegno allo stato di Israele.
Questa linea di pensiero, fatta propria dai network terroristici islamisti, da al Qaeda all’Isis, ha portato a estendere i target sia alle minoranze religiose, come i copti egiziani, sia anche a Paesi arabi musulmani accusati di miscredenza, in concerto con l’odiato Occidente.
Può non risultare superfluo ricordare che il 2 dicembre 2002 su islamonline.net, uno dei più popolari siti islamici internazionali, è stata pubblicata una fatwa di al-Qaradawi tesa a una personalissima interpretazione di un Hadith (detto) secondo il quale il profeta Maometto rivelava che Costantinopoli e Roma sarebbero state riconquistate e che “l’islam ritornerà in Europa come conquistatore e vincitore, dopo esserne stato espulso due volte – una volta dal sud, dall’Andalusìa, e una volta dall’est”. Quasi ad alleggerire il peso della rivelazione, al-Qaradawi aveva comunque aggiunto che “la conquista questa volta non avverrà grazie alla spada, ma alla predicazione e all’ideologia”.
Proprio in considerazione dello spessore del personaggio e del tenore delle sue esternazioni, la coincidenza con il fenomeno dell’espansionismo islamico in Europa e della moltiplicazione di moschee clandestine, soprattutto nelle metropoli, siano da ritenersi frutto dell’influenza funesta di al-Qaradawi che pare attenersi strettamente a quanto rivelato dal Profeta in tema di riconquista e della lotta contro l’Occidente miscredente.