La polizia tedesca ha arrestato sei uomini di nazionalità siriana poiché coinvolti nella preparazione di attentati in luoghi pubblici da compiersi nel periodo delle festività natalizie.
I sei stranieri, giunti in Germania dichiarando false generalità e richiedendo lo status di rifugiati poiché profughi di guerra, hanno un’età compresa tra i 20 e i 28 anni e sono stati rintracciati in diverse abitazioni nelle città di Kassel, Hannover, Lipsia ed Hessen. L’operazione ha coinvolto circa 500 uomini delle forze di sicurezza tedesche che hanno provveduto alla perquisizione di numerosi appartamenti in uso agli arrestati. Il piano per l’attacco pare fosse ancora allo stato embrionale, ma le Autorità non escludono che avrebbe dovuto essere messo in atto in coincidenza con i festeggiamenti natalizi.
Il pensiero è subito andato al 19 dicembre dello scorso anno, quando il tunisino Anis Amri, dopo aver ucciso un camionista polacco, si impossessò del suo camion dirottandolo contro gli avventori di un mercatino di Natale a Berlino, uccidendo 12 persone e ferendone altre 56. Dopo una lunga caccia all’uomo, l’attentatore venne ucciso a Sesto San Giovanni, nel milanese, durante un controllo della Polizia italiana al quale Amri aveva tentato di sottrarsi sparando a un agente e ferendolo a una spalla.
Il rischio della preparazione di attacchi terroristici in prossimità delle festività natalizie, che gli arresti in Germania hanno riproposto alla ribalta della cronaca, è stato paventato in più di un’occasione nelle ultime settimane. Dal monitoraggio del web e dei canali della piattaforma Telegram, sono emersi numerosi post di minaccia, corredati da immagini cruente rivolte agli “adoratori della croce” e a Papa Francesco, di cui il sito Wafa Media Foundation, utilizzato dal Daesh, ha pubblicato un’immagine che lo riprende a terra dopo essere stato decapitato da un miliziano del Califfato.
Ma il livello di allerta è palpabile, come dimostrato dall’espulsione comminata oggi dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, a un marocchino di 37 anni per motivi di sicurezza. L’uomo, già da tempo monitorato dalle forze di polizia, aveva espresso la volontà di raggiungere la Siria per combattere nei ranghi dell’Isis ma, non riuscendovi, stava pianificando di compiere “accoltellamenti” in Italia.
La tensione e le preoccupazioni in seno agli apparati di sicurezza europei, in questo fine anno, sono rivolte all’individuazione preventiva dei soggetti “a rischio”, e soprattutto all’imprevedibilità dei loro piani di azione, anche in considerazione dello sfaldamento dell’Isis, come organizzazione terroristica, e ai rischi derivanti dalla sua gemmazione che, come accaduto in passato per Al Qaeda, ha dimostrato come il fenomeno dello jihadismo rimanga latente e completamente immune dai rovesci militari in Medio Oriente.