Il copione è sempre lo stesso, un’immagine postata sulla piattaforma Telegram da parte di al-Wafa media fondation, una sorta di agenzia di stampa del Califfato, accompagnata da due righe di minaccia “Christmas blood, so wait…”. L’immagine riporta via della Conciliazione e la basilica di San Pietro, a Roma, riprese dall’interno di un’auto guidata da un miliziano con passamontagna che reca al fianco un arma da assalto, uno zaino, dei cilindri di dinamite da cava e un congegno, presumibilmente l’innesco.
L’inquietante scenario ricalca i canoni già utilizzati dal Daesh nel corso degli ultimi 2 anni, con minacce ricorrenti proprio in prossimita delle festività di fine anno. Ma quello che colpisce, in sede di analisi, è la corrispondenza dell’armamentario del miliziano con quella degli attentatori di Belgio e Francia, ovvero, dei terroristi che colpirono Bruxelles e Parigi nel 2015 con attacchi coordinati e effettuati in contemporanea da diverse squadre di operativi.
Questa tecnica di attacco è utilizzata dagli “inghimasi”, gli infiltrati, ed è stata quella più volte utilizzata dall’Isis soprattutto negli ultimi tempi quando, a corto di miliziani idonei per numero a difendere le ultime roccaforti nei territori del conflitto siro-irakeno, i vertici militari del Califfato prediligevano gli attacchi compiuti da guerriglieri ben armati in grado di penetrare le linee nemiche e, solo dopo aver sparato l’ultima cartuccia, farsi detonare nel mezzo delle fila avversarie.
Una riflessione che ci si pone è quella relativa alle reali capacità dell’Isis di organizzare altri attacchi sulla falsa riga di quelli sanguinosi, ma mediaticamete remunerativi, compiuti sul territorio europeo nel corso degli ultimi 2 anni che effettivamente hanno sortito l’effetto desiderato: quello di diffondere il terrore e una sensazione di assedio provata dalle popolazione all’indomani delle stragi.
Ma proprio i burattinai del terrore sono consapevoli che se la jihad incorre in pause troppo lunghe, ovvero, non viene combattuta con cadenza quotidiana, il morale di sostenitori, affiliati e combattenti risentirne notevolmente, riflettendosi anche sulle nuove adesioni e, soprattutto, sugli introiti derivanti dai finanziatori della guerra santa.