a cura di Marco Rocco
E’ un peccato che i media italiani abbiano salutato le mosse dell’erede al trono Principe Salman di Arabia come una sorta di colpo di stato. Evidentemente sono gli stessi media che hanno negato fino all’ultimo la vittoria di Trump contro Hillary Clinton, anzi continuano a farlo sbeffeggiando ad ogni pie’ sospinto un presidente democraticamente eletto di un paese amico.
Io mi trovo ad osservare gli eventi arabi e sono invece emozionato per il cambiamento in atto: un principe giovane, con voglia di fare e di cambiare, intelligente e svelto è musica per le mie orecchie. A maggior ragione dopo i giovani vecchi che ha partorito l’Italia, transumati da Firenze a Roma.
Sta di fatto che il principe Salman ha acquisito tutta la mia ammirazione semplicemente perché ha dimostrato buonsenso, nell’interesse della sua gente: mi sbaglio o con la caduta del prezzo del petrolio a patire in Arabia siano stati solo gli equivalenti della classe media uccisa da Obama negli Usa? I notabili invece no, non hanno cambiato stile di vita, anzi, sono rimasti arroccati ai loro privilegi. Guarda caso costoro erano vicini alle oligarchie storiche Usa spazzate via dal ciclone Trump.
Oggi l’Arabia, paese ricchissimo di cultura oltre che di petrolio, sembra arrivato ad un bivio: oltre alla ricchezza petrolifera va cambiato il paese, dall’alto, come si conviene quando un capo è valoroso. Per poter guardare al futuro con più forza e nel rispetto delle tradizioni. Si chiamano cambiamenti top down e sono sempre efficaci, ma ci vuole una testa capace di implementarli. In assenza di una direzione chiara si tende – come capita da troppo tempo nel mondo occidentale, in cui le elezioni a bassa partecipazione sembrano sempre più una farsa – a preferire l’approccio bottom up, leggasi far fare i cambiamenti a chi non ha titolo, quelli in basso, che inevitabilmente muoiono tranne rarissimi casi.
Pensate, il principe Salman ha addirittura lanciato il ramoscello di ulivo ad Israele, con una valorosa e storica visita in Terra Santa. Ha parlato con Russia ed Usa, accogliendo il neo presidente americano quando tutti lo snobbavano e riconciliandosi con quello russo dopo le minacce proferite dei suoi predecessori. Ha avuto il coraggio di scagliarsi contro le oligarchie locali, arroccate ai loro potentati. Ora ha addirittura sfidato le pigre nomenclature locali, dimostrando il suo grande valore. Ha fatto pronunciare ai giudici arabi la fatidica frase “nessuno è sopra la legge”. Aggiungo io, solo Maometto o Dio lo sono a dipendenza del credo. E ha sfidato i potenti qatarini, traditori: mossa encomiabile.
A fronte di quanto sopra, perché non bisognerebbe stimare il neo principe Salman, dandogli credito? E’ triste constatare che purtroppo in pochi ricordano gli insegnamenti della storia: i cambiamenti, quelli grossi, necessitano di un minimo di forza. E di volontà, bisogna crederci. Parimenti non bisogna avere paura dei cambiamenti, a maggior ragione se mantenere lo status quo porta chiaramente al disastro.
Per questa ragione chi scrive seguirà con particolare attenzione gli sviluppi arabi. Facendo il tifo per Il principe Salman.