a cura di Paolo Cecchi
Tutti parlano di un crollo del PD in Sicilia, ma nonostante la scissione di Bersani le percentuali sono quasi le stesse di 5 anni fa, quando Crocetta vinse col 30% grazie alle divisioni della destra e all’UDC che gli portò in dote un buon 10% (mentre ora è con la destra). In realtà il centro-sinistra ha sempre raccolto bassi consensi in Sicilia e questo strillare ad un calo inesistente sembra più dettato dalla volontà di colpire Renzi. È emerso che per il PD non esistono praterie nei partiti più a sinistra né in quelli verso il centro, visto il risultato deludente di Alfano come della sinistra radicale, che pur aggregando le sue varie anime e con l’aggiunta di MDP, rimane inchiodata al 6% di 5 anni fa. Imboccare la strada della coalizione può portare qualche ingresso positivo, ma anche ad una riedizione dell’Unione di un decennio fa, con partitini che portavano pochi voti e molte liti.
Il M5S esulta (loro sono sempre vincitori, anche quando perdono) perché sono il primo partito, ma il 27% del voto di lista in una piazza favorevole come la Sicilia non è affatto così positivo. Quello che emerge piuttosto è un enorme fenomeno di voto disgiunto, l’8% dei votanti (che è tantissimo) ha votato Cancelleri come presidente ma allo stesso tempo ha votato liste di centro-sinistra e centro-destra all’assemblea regionale.
L’impressione è che molti siciliani vogliano il ribellismo e le grandi promesse populiste dei Cinque Stelle, mantenendo allo stesso tempo il sistema di piccoli favori clientelari dei partiti tradizionali. Ma siamo sempre nell’ambito dei pasti gratis e dei soldi facili per tutti, la grande rivoluzione grillina più che rappresentare una svolta rispetto alla cattiva politica del passato, ne rappresenta la prosecuzione.
Intanto il centro-destra si dimostra solido e con qualcosa da dire, era favorito in partenza ma non si pensava ad un successo così vasto, che però è anomalo rispetto a quanto accade in Europa, dove più che all’affermazione della destra populista, si vede il ritorno di liste democristiane, civiche, trasversali e trasformiste. In Sicilia ancor più che altrove si afferma il populismo all’italiana, variopinto, ambiguo e trasversale, ben rappresentato dai Cinque Stelle e non da quella destra radicale e ben definita che invece avanza altrove. Lo indica anche la distribuzione del voto, dato che in tutto l’Occidente si osserva una crescente differenziazione elettorale fra aree urbane ed aree rurali, che invece in Sicilia ed in buona parte del nostro Paese rimane modesta.
Un problema per chiunque voglia proporre una formula politica credibile per tutto il Paese.