I maggiori network del terrore, Al Qaeda e l’Isis, non avrebbero accantonato i progetti di un attentato in stile 11/. Lo ha affermato Elaine Duke, segretario per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, a margine di un incontro tenutosi il 19 ottobre a Londra con il suo corrispondente per il Regno Unito, Amber Rudd.
“La minaccia è ancora grave”, ha affermato la Duke, e le informazioni convergenti dell’intelligence paiono confermare che le due grandi organizzazioni del terrore intendono puntare ancora sulla sicurezza dei voli internazionali per realizzare un altro attentato eclatante e disastroso.
Sempre secondo la Duke, i numerosi attentati compiuti in Europa ad opera degli jihadisti, con metodi quasi artigianali, sarebbero serviti soprattutto all’Isis per mantenere alta la visibilità e rimpinguare le finanze del gruppo. “Anche i piccoli attacchi con armi bianche hanno comunque provocato il terrore tra la popolazione”, obiettivo perseguito dai terroristi che hanno così mantenuto alta la tensione in Occidente, ma “ciò non significa che i vertici delle organizzazioni jihadiste abbiano abbandonato progetti maggiori”, ha concluso il segretario di stato Usa.
Le parole di Elaine Duke non giungono inattese. Dagli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, pianificati e eseguiti con tecniche militari frutto di un’attenta preparazione, in Occidente gli jihadisti hanno effettivamente operato con tecniche rozze, frutto più di gesta spontanee che di una vera e propria attenta preparazione.
Ma la storia degli ultimi 20 anni insegna che dopo periodi di relativa calma il demone terrorista ha sempre rialzato la testa in modo eclatante. E’ il caso degli attentati di Madrid del marzo 2004, di Londra nel 2005, seguiti da un lungo elenco che da Tunisi arriva a Bruxelles, colpi messi a segno con cadenza irregolare dopo periodi di pausa lunghi mesi.