La jihadista britannica Sally Jones, alias Umm Hussain al-Britani, è rimasta uccisa durante un raid condotto da droni americani Predator nella zona di al-Raqqa nel nord della Siria. Con lei, secondo il The Sun, sarebbe rimasto vittima del bombardamento anche il figlio dodicenne Jojo, utilizzato dalla donna come scudo umano in più di un’occasione.
Nata a Greenwich, a sud-est di Londra nel 1970, e trasferitasi successivamente a Chatham, nella contea del Kent, la vedova bianca, passata dalla carriera artistica come cantante punk-rock alla conversione all’Islam dopo il matrimonio con Junaid Hussain, giovane hacker di origini pakistane, era balzata alla ribalta delle cronache per la sua adesione all’Isis e il suo trasferimento in Siria, avvenuto nel 2013, con il marito e il figlio di soli 10 anni.
Nel Califfato aveva assunto il compito di addestrare i reclutati europei, i muhajirat, per le missioni suicide in Occidente nell’ambito del battaglione “Anwar al Awlaki”. Ma l’attività principale della Jones era quella della propaganda diffusa attraverso le piattaforme dei social network, in special modo Twitter, attraverso le quali diffondeva i suoi messaggi di odio verso la società miscredente che lei aveva avuto il coraggio di abbandonare e palesare la volontà di “sgozzare i prigionieri cristiani con il suo coltello”.
Il marito è stato ucciso nel 2015
Il marito e mentore della Jones, Junaid Hussain, è rimasto ucciso in un attacco di un drone statunitense nel 2015 ed è stato glorificato dalla vedova come “un martire ucciso dai più grandi nemici di Dio”.
Con questi presupposti aveva provveduto a istruire il figlio che, secondo fonti britanniche, è stato riconosciuto dai nonni in due diversi filmati diffusi dal Daesh mentre esegue condanne a morte e durante l’addestramento imposto ai cosiddetti Cubs of Caliphate, i cuccioli del Califfato.
Nell’autunno del 2015, la Jones aveva pubblicato le informazioni personali relative a 1.300 militari statunitensi in servizio nelle basi stanziate in territorio britannico, minacciandoli di morte. Così come aveva pubblicizzato le generalità di un veterano dei marines che aveva partecipato al raid compiuto ad Abbottabad nel 2011, per uccidere Oussama bin Laden durante l’operazione denominata Geronimo.
La vedova bianca era entrata nel mirino delle forze occidentali da quando è trapelata la notizia di una nuova ondata di attacchi in Europa che potrebbero essere compiuti da donne, addestrate proprio dalla Jones, molte delle quali vedove di mujahed dell’Isis, che agirebbero anche a scopo di vendetta. Il reclutamento delle mujahide sarebbe avvenuto tramite la rete denominata “Raqqa 12”, operante nella zona di confine con il Kurdistan e la Turchia e creata proprio allo scopo di facilitare il passaggio delle volontarie in Siria per essere accolte nei campi di incorporamento del Daesh.