Da questa notte si spara a Mocímboa da Praia, a nord ovest del Mozambico, nei pressi del confine con la Tanzania. Un attacco terroristico degli Shaabab è tuttora in atto nella città e si segnalano numerose vittime e feriti. Ad essere presa di mira è stato, inizialmente, il Comando Distrital da PRM, la polizia mozambicana, presso il quale il gruppo degli assalitori avrebbe tentato di impossessarsi delle armi depositate nella caserma. Le autorità locali sono state scortate in luoghi considerati sicuri, mentre le strade si presentano deserte e percorse unicamente da uomini armati.
Con provvedimento del ministro degli Interni, la frontiera con la Tanzania è stata chiusa e si è proceduto all’immedito invio nella zona degli scontri della Forza di intervento rapida (Fir).
La situazione rimane tesa e gli imprenditori italiani che operano in zona, pur non ritenendosi sorpresi dagli eventi, temono per la loro incolumità e per quella dei dipendenti. Uno di loro, interpellato in esclusiva da Ofcs.report ha dichiarato che “ vi è una certa preoccupazione da parte degli imprenditori stranieri poiché in breve, proprio nella zona dell’attacco di questa mattina, dovrà essere sviluppato un progetto dell’Oil&Gas che a Mocimboa da Praia si potrebbe scontrare con la presenza di numerosi simpatizzanti di Al Shaabab”.
Ma la situazione del Mozambico non pare divergere da quella di altri Paesi che, proprio nelle stesse ore, sono stati colpiti dalla violenza jihadista.
Nel sud est del Niger, come riportato da un comunicato dell’Africom, una pattuglia composta da militari statunitensi e nigeriani, è stata attaccata da uomini armati ed anche n questo caso si contano numerosi morti e feriti.
In Somalia, paese sconvolto da una decennale guerra civile, gli scontri sono all’ordine del giorno e il gruppo predominante degli Shaabab, storicamente alleato ad Al Qaeda ma allineatosi alla linea jihadista del Daesh, da alcuni mesi ha manifestato la volontà di espandersi oltre i confini somali.
Il Kenya e la Tanzania sono gli obiettivi più appetibili per i giovani jihadisti somali che in più di un’occasione hanno condotto raid nei due Paesi nel tentativo di espandere la propria influenza, che comunque trova forti resistenze da parte dei locali, anche per la necessità di proteggere la fiorente industria del turismo e il costante afflusso di valuta estera.
Il gruppo degli Shaabab pare abbia tratto nuova linfa dagli input provenienti dagli emissari del Califfato di al Baghdadi, rivolti a supportare, anche e soprattutto economicamente, gli sforzi dei jihadisti somali rivolti alla creazione di una base stabile che, dalla Somalia, possa allungare le sue propaggini a tutto il centro Africa.
Le divergenze all’interno dei network jihadisti africani in merito ad una adesione al Daesh piuttosto che ad Al Qaeda, pare siano state appianate dai proclami di Hamza bin Laden che, in diverse occasioni, ha rivolto un invito esplicito ai vari gruppi a ritrovare l’unità per intensificare gli attacchi non solo sul proprio territorio ma piuttosto in chiave anti-occidentale. L’avanzata degli Shaabab in Mozambico potrebbe rappresentare un segnale di adesione al progetto proprio perché finalizzata a contrastare gli investimenti stranieri nei Paesi centrafricani.