Una messinscena. Cosí Mariano Rajoy ha definito il drammatico voto catalano svoltosi tra gli scontri durante una giornata che è già storica. Una messinscena carnevalesca dove eppure si è sparato. Nel silenzio assordante e tetro di tutta l’Europa si è consumato, durante questo primo ottobre, un remake mignon di quella che fu, in quel calare degli anni ‘80, la rivolta di Timişoara. Poliziotti catalani che si rifiutano di intervenire rimpiazzati da altri poliziotti, spari, cariche, tumulti e pure qualche striscia di sangue. Non è sfuggita a questo revival rumeno nemmeno l’immagine piatta, grigia e totalmente distaccata dalla realtà del leader, quel Mariano Rajoy apparso in serata immobile e drammaticamente distante dal rapido evolversi della storia che, nel frattempo, scorreva in diretta su tv e social network. Inutile sbarrare le porte alle idee: le scavalcano diceva un altro uomo forte d’Europa, Klemens von Metternich. Chissà se Rajoy se ne ricorda. Forse né lui né i suoi colleghi europei. Questa secessione, che non c’è sul piano formale ma c’è e si farà sentire già dai prossimi mesi, si andrà ad inserire nelle sempre più profonde crepe della crisi del sistema democratico rappresentativo giunto ormai ad un bivio in tutti i più grandi Paesi d’Europa, una istituzione che ormai tende a rappresentare sempre meno i popoli, il vero motore dell’Unione. I popoli, appunto, i grandi assenti dalla storia dell’Europa dai giorni delle rivoluzioni dell’est, da quella ventata di libertà che, da sola, fece cadere, trent’anni fa, quell’opprimente cortina di ferro facendo respirare aria nuova, si sono ripresi, così, la scena. Non ci eravamo più abituati. Qualunque sarà l’epilogo di queste due folli notti la storia ha già parlato. Una buona parte dei catalani, praticamente la totalità di quelli che, nonostante gli spari e le cariche della polizia hanno deciso di sfidare il governo di Madrid, è per l’indipendenza e lo ha dimostrato a chiare lettere. Rimettere nel recinto più di due milioni di persone sarà infatti impossibile. Il segnale politico recapitato a Barcellona è fortissimo e dirompente e, obtorto collo, Madrid dovrà trovare, in qualsiasi modo, una soluzione per evitare il caos. Più che i populismi, l’Europa, cominci ora a temere i popoli. O la svolta, o la fine.