In Catalogna continua senza sosta il braccio di ferro, ormai a suon di spari, tra governo centrale e generalitat. Si apre così, con quattro feriti e con una incognita gigantesca, il week-end più complesso della recente storia della Spagna, il tutto ad una sola settimana dal voto tedesco che ha consegnato, di nuovo, uno scenario europeo sempre più frammentato. Cosa ne sarà di questo di voto sulla indipendenza catalana?
Mentre Madrid ha disposto in Catalogna l’arrivo di oltre diecimila agenti il governo autonomo, nonostante le minacce di Rajoy e gli arresti di questi giorni, non sembra aver timore del pugno duro brandito (e messo in atto) dal governo centrale. Oltre il 60% della popolazione, secondo un recentissimo sondaggio, ha espresso l’intenzione di votare, nonostante tutto e contro tutto all’interno dei circa seimiladuecento seggi allestiti da Barcellona. Se con ogni probabilità molto difficilmente questi presìdi saranno agibili, visto il sequestro di milioni di schede elettorali già effettuato dalle autorità della Guardia Civil, la “guerra” si è spostata, ormai da giorni, anche su internet. E non accenna a fermarsi.
Come in una rincorsa da telefilm Madrid ha cominciato incessantemente una attività di hakeraggio informatico bloccando le molte applicazioni in circolazione sugli store create e messe a disposizione degli utenti per ottenere informazioni utili su modalità e luoghi del voto. E forse non ha torto Julian Assange che torna a parlare della crisi spagnola come “la prima vera guerra mondiale su internet”.
Sarà infatti la rete telematica che, al netto delle restrizioni, anche territoriali, messe in atto da parte delle autorità di Madrid, giocherà una partita decisiva in questo conflitto. Il voto elettronico, infatti, è ora la più grande minaccia per Rajoy e il suo governo che, oltre ad aver disposto addirittura il blocco dello spazio aereo dovrà ora affrontare anche migliaia di agricoltori disposti a fare da scudo umano, con i propri trattori, alle forze dell’ordine che, via via, si stanno dirigendo verso Barcellona. La guerra mondiale di internet è appena iniziata.