Alla fine, anche il più potente e temuto dei Ministri europei, Wolfgang Schäuble ha dovuto cedere il passo. Come infatti era stato ventilato da giorni, complici le trattative in corso all’interno della costituenda nuova maggioranza “giamaicana” Angela Merkel paga così pegno del suo successo azzoppato. La richiesta dei liberali dell’Fdp, infatti, era chiara da tempo: l’ormai famigerato ministero delle finanze tedesco avrebbe dovuto cambiare inquilino. Dopo un decennio di dominio l’ex ministro degli Interni di Helmut Kohl dovrà cedere ai nuovi partners di governo il portafogli della Repubblica Federale per ripiegare sulla presidenza del Bundestag che, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, ospiterà un gruppo parlamentare di estrema destra. A Schäuble il compito di guidare questa inedita, e per via di un complesso meccanismo di seggi da distribuire, foltissima assise.
Ma cosa ne sarà di quella politica del rigore che ha contrassegnato la recente politica d’Europa?
Questo il vero rebus che tormenta i partner europei, ormai abituati a trattare (non bene, per la verità) con il vecchio mastino dei conti. A Bruxelles non hanno dubbi sull’indirizzo europeista del futuro quarto gabinetto Merkel, ma ci si preoccupa non poco sulla annunciata intenzione dei liberali di indicare, loro stavolta, un nuovo ministro rigorista. Ancor più rigorista. Ma le prospettive sono cambiate.
Con il Regno Unito, ancora formalmente membro dell’Ue ma sempre più defilato e disinteressato dalle zuffe di Bruxelles e la nuova Francia macronista, tornata sul podio d’Europa dopo la lunga transizione di Hollande, la Cancelliera appare più sola e meno forte di prima. L’equilibrio è assai mutato rispetto agli anni della crisi, quando la Merkel (col suo ministro) poteva ordinare senza possibilità di replica ai Paesi in crisi i “compiti a casa” e sarà difficile, ora, sopratutto all’indomani di questo risultato incerto, guidare la nuova politica di programmazione economica dell’Unione. Quella stagione è ora terminata. Grecia, Spagna, Portogallo e Italia hanno, seppur in modi diversi, superato con un relativo successo il ciclo di austerità e sarebbe impensabile, oggi, stringere ancor di più i cordoni della borsa, specialmente se a chiederlo fossero proprio i liberali, del tutto minoritari in Germania come in Europa. Ora le conseguenze di questo cambio di passo al ministero delle Finanze tedesco saranno fondamentali per rinsaldare o, viceversa, smantellare quell’asse franco-tedesco uscito ridimensionato da questo fondamentale passaggio elettorale.