I deliranti comunicati di giubilo emanati da Hamas dopo il sanguinoso attacco perpetrato questa mattina contro le guardie di frontiera israeliane di Har Hadar, a nord ovest di Gerusalemme, rappresentano senza dubbio una delle conseguenze più immediate e nefaste dell’accordo tra Anp, l’Autorità nazionale palestinese, e i terroristi di Hamas concluso solo da pochi giorni.
Da Gaza segnali di guerra
Sui maggiori social network si sono susseguite espressioni di giubilo e di preghiera per “il martire” caduto in combattimento contro gli oppressori. Nella Striscia di Gaza sarebbero stati addirittura distribuiti viveri e dolciumi per festeggiare l’evento e, conformandosi a questo quadro stucchevole, il portavoce di Hamas per la striscia di Gaza, Hazzam Qassam, ha ribadito che l’attentato rappresenta la prosecuzione dell’intifada per Gerusalemme, sottolineando che ogni tentativo di “giudaizzare” la città sarà vano. Da Gaza, quindi, solo segnali di guerra.
A fronte delle reazioni di Hamas all’attentato di oggi, perfettamente in conformità alla linea jihadista contro Israele seguita da sempre dal movimento islamista, l’Anp non si è ancora espressa, ribadendo il suo sostanziale pragmatismo nell’approccio alla questione dei territori in mano ad Hamas.
Gli accordi intercorsi tra Abu Mazen e Ismail Haniyeh, sanciti con la mediazione dell’Egitto, sembrano aver segnato la fine delle divisioni tra i due grandi schieramenti e potrebbero rappresentare un’occasione propizia per restituire stabilità politica ad una regione che, attenendosi ai pur flebili accordi di Oslo del 1993, potrebbe trarre giovamento sia in termini di sviluppo economico che, soprattutto, in segno distensivo nei confronti di Israele.
Ma questo sembra non interessare Hamas né tantomeno i suoi emuli o seguaci, come l’attentatore di questa mattina che non ha esitato a colpire ed uccidere 3 guardie di frontiera israeliane, ferendone una quarta e rimanendo a sua volta ucciso nel conseguente conflitto a fuoco. Il gesto, se ad un primo esame potrebbe sembrare isolato, per gli analisti di settore rappresenta, invece, una volontà di dare continuità agli attacchi contro l’esercito di Netanyahu e, soprattutto, un segnale forte a chi valutava gli accordi intercorsi con l’Anp in chiave distensiva contro il nemico di sempre: Israele.
A poco sembrano valere le parole che il presidente Abu Mazen, aveva pronunciato successivamente alla stipula degli accordi con Hamas, per le quali la riconciliazione tra Anp e Hamas non smentirebbe i propositi di pace con Israele né quelli della soluzione dei “due Stati”.