La legge sul testamento biologico torna al capolinea e ora toccherà ripercorrere tutta la strada, passando dal via di una nuova legislatura appesa alle promesse elettorali disattese da almeno 8 anni e più precisamente dal 9 febbraio 2009, giorno in cui Beppino Englaro, tra mille polemiche, staccò la spina alla figlia Eluana Englaro, accendendo i riflettori di un dibattito che fino ad oggi ha alimentato solo polemiche e mai un testo di legge approvato.
Che il biotestamento “non s’avesse da fare” del resto noi lo scrivevamo già sei mesi fa, per questo la fumata nera di ieri al Senato non è una novità ma, piuttosto, la conferma che in Italia sui temi etici siamo alle prese con la sindrome di Peter Pan.
Ma andiamo con ordine. Nella giornata di ieri in commissione Sanità del Senato l’esame del ddl sul biotestamento, nonostante l’impegno di portare le Dat in Aula annunciate dalla presidente dem e relatrice del testo, Emilia De Biasi, è rimasto affossato da circa tremila emendamenti. La De Biasi ha chiesto tempo per tentare l’ultima mediazione possibile anche se sa benissimo che la maggioranza di governo non può contare sull’appoggio di tutte le sue componenti, a cominciare da quella di Ap che ha firmato gran parte delle proposte di modifica, alle quali si aggiungono numerosissime anche quelle a firma Lega Nord e Forza Italia.
Un blocco politico ancor prima che temporale che, con la fine della legislatura ormai alle porte, spinge il Partito Democratico a fare spallucce e a rimpallare ai prossimi colleghi di Montecitorio l’onere di partorire in Italia una legge sul Fine Vita. Certo ora qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di spiegarlo ai 250mila pazienti in Italia per i quali ogni anno le cure e i protocolli medici non hanno più un’utilità clinica. Molti di questi casi si sono rivolti all’Associazione Luca Coscioni, da sempre in prima fila per l’eutanasia, come dimostrano le drammatiche richieste giornaliere raccolte in quello che abbiamo definito “Il Libro del Fine Vita“.
Secondo un recente rapporto dell’Istat sui suicidi tra il 2011 e il 2013 circa un caso su cinque è associato alla presenza di una o più malattie gravi, dunque di condizioni fisiche o psichiche talmente debilitate che potrebbero aver influenzato la scelta di morire. Si tratta di 2.401 casi su un totale di 12.877 suicidi. Il pollice verso per l’approvazione della legge sul Biotestamento ha scosso e non poco le associazioni pro eutanasia e pro vita. Mina Welby, Presidente dell’Associazione Luca Coscioni si dice “dispiaciuta, ma non sorpresa, dalla notizia della fumata nera arrivata dal Senato. Nonostante la Presidente De Biasi, con la quale pure condividiamo il sostegno alla legge, avesse promesso che entro questa settimana avrebbe mandato il testo in Aula senza relatore, la riunione di oggi della Commissione Sanità ha invece tergiversato e deciso di proseguire un inutile esame in Commissione Sanità, dove 3.000 emendamenti sono stati presentati con il solo scopo di bloccare tutto”, ha detto amareggiata la Welby. “E’ un vero peccato – prosegue il presidente della Luca Coscioni – che l’impegno assunto da De Biasi sia stato per il momento disatteso. Certamente né io né Marco Cappato, con il quale prosegue l’azione di disobbedienza civile, né l’Associazione Luca Coscioni ci rassegniamo alla distruzione di anni di lavoro e di lotte. Continueremo il nostro percorso verso la libertà di decidere fino alla fine”.
Soddisfatto, invece, Toni Brandi, presidente di Pro Vita Onlus. “Sono molto felice che il buonsenso ha trionfato”, spiega ad Ofcs Report. “Questo ddl è sbagliato perché è sbagliato il suo presupposto fondamentale. Nessuno ha la sfera di cristallo per sapere in anticipo come reagirebbe di fronte a una malattia grave o a una disabilità. In queste situazioni si manifesta un forte, naturale desiderio di vivere e non è vero che si può decidere anticipatamente, si potrebbe solo ipotizzare e decidere della morte sulla base di un’ipotesi astratta, il che equivale ad una follia”, attacca Brandi.
Per lo storico leader dell’associazione Pro Vita “Firmando le Dat si rischia di commettere un errore irreversibile, scontandone le conseguenze solo nel momento in cui sarà impossibile fare un passo indietro“.
@PiccininDaniele