Restituire un volto a Palmira e cercare di sanare le ferite arrecate al patrimonio culturale dalla furia dell’Isis: con questo intento apre al pubblico la mostra “Volti di Palmira ad Aquileia”, dal 2 luglio al 3 ottobre al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia. Si tratta della prima esposizione dedicata in Europa alla città distrutta dai fondamentalisti islamici con la volontà di aiutare i siriani a riappropriarsi del loro patrimonio culturale attraverso un’opera di restauro, restituzione e ricostruzione, avvalendosi delle nuove tecnologie.
“Dedico questa mostra a Khaled al-Asaad – ha annunciato il presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani – un uomo che ha pagato con la vita il desiderio di mantenere la memoria di Palmira. Dietro la serie de ‘L’archeologia ferita’ c’è la voglia di fare di questo luogo un luogo del presente: con queste iniziative rilanciamo la memoria”. Khaled al Asaad era il direttore delle antichità della città siriana deturpata, barbaramente ucciso il 18 agosto 2015 per essersi rifiutato di andare via dalle amate rovine. Un sacrificio che sarà difficile da dimenticare.
Dunque questo allestimento vuole avere un fortissimo valore simbolico e rappresenta un’altra tappa del percorso de “L’archeologia ferita”, che la Fondazione Aquileia ha intrapreso nel 2015 in collaborazione con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia. A precederla una mostra dei tesori del Bardo di Tunisi per dare conto di quanto accade ormai da anni nei paesi teatro di distruzioni e violenze mostrando al pubblico opere provenienti da quei siti.
In esposizione ci saranno ben 28 pezzi, grazie ai prestiti concessi dal Terra Sancta Museum di Gerusalemme, dai Musei Vaticani, dai Musei Capitolini, dal Museo delle Civiltà – Collezioni di Arte Orientale “Giuseppe Tucci”, dal Museo di Scultura Antica “Giovanni Barracco”, dal Civico Museo Archeologico di Milano e dalla collezione privata di Federico Zeri, il celebre critico d’arte romano scomparso nel 1998.
Anche grazie alla sua collezione i curatori Marta Novello e Cristiano Tiussi hanno raccolto sedici pezzi originari di Palmira, riuniti per la prima volta dopo la loro dispersione nelle collezioni occidentali, e otto da Aquileia. A dimostrazione del fatto che, nonostante la distanza geografica e stilistica, esiste lo stesso sostrato culturale che accomuna le due città, unite da un destino affine.
Se Palmira era infatti una città carovaniera dai contorni mistici, definita nel corso delle varie epoche la “Venezia delle sabbie”, la cui posizione stava al confine tra Oriente e Occidente; Aquileia era città di commerci e di confine a sua volta, e costituiva la porta d’Oriente dell’Impero Romano, visto che proprio attraverso di lei raggiunsero Roma contaminazioni orientali, influssi culturali profondi in termini di idee, canoni artistici e sensibilità.
“Già 1200 anni fa c’era un flusso di maestranze che si prolungava da 600 anni – ha spiegato Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia – e poi entrambe le città erano luoghi di tolleranza e fruttuosa convivenza tra culture e religioni diverse, oltre a essere testimoni che diciotto secoli fa il Mediterraneo costituiva un unità integrata, non solo dal punto di vista dei commerci ma anche di quello della circolazione delle idee”.
In tal senso si vuole attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su quel che sta succedendo all’identità non solo dei paesi colpiti dai terroristi ma anche del nostro paese. “L’iconoclastia può essere riparata – conclude lo studioso – ma la distruzione della memoria no”.
“In iniziative come questa sul patrimonio ferito di Palmira – ha sottolineato il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini – c’è un gioco di squadra tra pubblico e privato: una sinergia molto importante in grado di unire ricerca scientifica e vocazione della Fondazione Aquileia, nell’intento di valorizzare sempre di più il patrimonio culturale” di tutti. Ad accompagnare l’evento una mostra di Elio Ciol, “Sguardi su Palmira”, con preziose fotografie del 1996 che un giorno aiuteranno a ricostruirla. Scatti inediti che ritraggono la struggente bellezza della Via Colonnata, dell’Arco severino, del Teatro e del Tempio di Bel.
L’esposizione costituirà l’occasione per restaurare i reperti concessi in prestito dalla Custodia di Terra Sancta con un intervento finanziato dal Friuli Venezia Giulia, che al termine della mostra restituirà i rilievi pronti per essere allestiti nel luogo di origine. La mostra “Volti di Palmira ad Aquileia” ha ricevuto il patrocinio della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, del ministero dei Beni Culturali e del ministero degli Affari Esteri e cooperazione internazionale.