L’attore Domenico Diele che investe e uccide una donna mentre guida, con la patente sospesa, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La venticinquenne che, a Genova, ha perso la vita dopo aver assunto un cocktail di droghe insieme a un’amica. E ancora la ragazza che tra vetri rotti, porte sfondate e rifiuti, è morta con una siringa appesa al braccio, nel degrado di quello che doveva essere il fiore all’occhiello della sanità romana, il complesso ospedaliero Forlanini. Esempi estremi che affollano il dibattito sulle sostanze stupefacenti. Secondo il Rapporto Mondiale sulle droghe delle Nazioni unite (World Drug Report), nel 2016 oltre 250 milioni di persone, in tutto mondo, hanno usato sostanze stupefacenti. Di questi appena 29,5 milioni, lo 0,6% della popolazione adulta mondiale, ha avuto un problema di salute, compresa la dipendenza, con le sostanze scadenti controllate dal mercato illegale. Un ragionamento che, secondo i promotori della campagna “Legalizziamo.it”, porta alla tesi: “La repressione e il proibizionismo hanno dunque fallito”. È questo, in sintesi, il monito che emerge dal “Libro Bianco sulla Fini-Giovanardi – Dati, politiche e commenti sui danni collaterali del Testo Unico sulle droghe”, promosso dal Cartello di Genova e presentato questa mattina insieme all’associazione Luca Coscioni alla Camera dei deputati, in occasione della giornata internazionale contro il narco-traffico.
“Il sistema di repressione penale e amministrativo continua ad essere al centro dell’applicazione della normativa italiana sulle droghe”, affermano in una nota i redattori del documento. “Il Libro offre dati che confermano l’urgente necessità di rilanciare una riforma complessiva della legislazione in materia di sostanze stupefacenti e di ripensamento generale delle politiche che ne derivano – ha spiegato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni – in quanto restano enormi le implicazioni penali e di salute pubblica”. “A fronte di una riforma chiaramente a favore della legalizzazione della cannabis da parte di stati Usa, in Italia il progetto di riforma della legge sugli stupefacenti si è bloccato”, ha aggiunto Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizziamo.it della Luca Coscioni.
I dati
“Dalla semina americana al deserto italiano” è il titolo scelto per la presentazione del volume che riporta numeri e dati molto interessanti. Nel 2016 tornano ad aumentare la percentuale di detenuti per violazione della legislazione sulle droghe. Il 43,26% dei carcerati, in Italia, è stato accusato di aver violato la legge sulle droghe. Al 31 dicembre 2016 sono 17.733 i detenuti presenti in carcere a causa dell’articolo 73 del Testo unico, quello che punisce la produzione, il traffico e la detenzione di droghe illecite. Si tratta del 32,52% del totale: un detenuto su tre. A questi si aggiungono 5.868 ristretti per articolo 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), il 10,74% del totale, in calo rispetto al 2015. Ma mentre i “pesci piccoli” tornano ad aumentare, i consorzi criminali continuano a restare fuori dai radar della repressione penale. Su 54.653 detenuti (al 31 dicembre 2016), 14.157 sono tossicodipendenti. Il 25,9% del totale, un dato in costante aumento da alcuni anni.
Le segnalazioni e le sanzioni amministrative del consumo di droghe illegali
Dopo il vistoso calo del 2015 tornano ad aumentare le persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: da 27.718 a 32.687 (+17,92%) con una impennata delle segnalazioni dei minori (+237,15%). La repressione colpisce per quasi l’80% i consumatori di cannabinoidi (78,98%), seguono a distanza cocaina (13,68%) e eroina (5,35%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 oltre 1,1 milioni di cittadini sono stati segnalati per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale, di queste il 72,57% per derivati della cannabis.
Le violazioni dell’articolo 187 del codice della strada
I dati interamente disponibili della Polizia Stradale (2015) fanno cadere un luogo comune molto diffuso, ovvero che l’assunzione di droghe sia la causa degli incidenti. In base al rapporto della stradale, infatti, solo lo 0,39% dei conducenti coinvolti in incidenti stradali risulta positivo ai test antidroga. Nel 2016 solo lo 0,83% delle persone controllate a seguito di incidente stradale risultava positivo ai test, non si conoscono i dati relativi al totale degli incidenti: così è impossibile comparare la percentuale con il 2015.
Rispetto al nuovo protocollo operativo della polizia stradale, attivo dal 2015 e che prevede l’effettuazione di test di screening sulla saliva direttamente su strada, si è rilevato come nel 2016, su 17.565 controlli l’1,22% dei conducenti fermati è risultato positivo ad almeno una sostanza stupefacente, in calo rispetto all’1,42% della campagna 2015 (su 14.767 conducenti fermati). Da notare come nel 2016 oltre il 30% dei conducenti risultato positivo al test salivare sia poi stato “scagionato” dalle ulteriori analisi di laboratorio (nel 2015 i falsi positivi furono il 21%).
Effetti economici della legalizzazione della cannabis. Il Libro bianco contiene anche un saggio dell’economista Marco Rossi, docente del Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali della Sapienza, secondo il quale le implicazioni economiche della regolamentazione della cannabis, adottate attraverso una regolamentazione e tassazione simile a quella del tabacco, consumi costanti e assenza di esportazioni o turismo da cannabis, avrebbe un impatto sui conti pubblici pari a circa 4 miliardi di euro. Una cifra monstre suddivisa in 3 miliardi da imposte sulla vendita, 300 milioni dalle imposte sul reddito e 600 milioni da risparmi nella spesa pubblica in materia di sicurezza.
A questi si aggiungerebbe, spiega l’economista, una probabile riduzione, non stimabile, dei costi sanitari e un miglioramento dei conti economici nazionali derivante dalla sostituzione delle importazioni illegali con coltivazione nazionale per circa 500 milioni di euro.
@PiccininDaniele