“Le acque superficiali del nostro Paese risultano contaminate da pesticidi nel 63,9% dei punti controllati, con punte del 95%, ad esempio in Umbria”. A lanciare l’allarme è la Federconsumatori, che riporta i dati recenti del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque dell’Ispra. Il trend di crescita della concentrazione di pesticidi dal 2012 al 2016 si aggira su un +20% per le acque superficiali e su un +10% per quelle sotterranee, con gli erbicidi che la fanno da padrone. In alcune zone l’acqua è così inquinata da non poter essere utilizzata per irrigare l’orto e neanche per lavare i piatti, spiegano da Federconsumatori. Dati alla mano e vista la crisi idrica che sta colpendo il nostro Paese a causa della siccità di questi mesi, è evidente che ci troviamo di fronte a “un’emergenza ambientale a livello nazionale” a cui bisogna trovare urgenti risposte.
Il tema del razionamento dell’acqua pubblica avviato da vari sindaci in queste ore, non ultima Virginia Raggi che ha emesso un’ordinanza contro gli sprechi nella Capitale, tocca anche la questione dell’acqua in bottiglia: “prima di fermare l’uso potabile e rischiare di bloccare la filiera agroalimentare forse sarà il caso di affrontare il problema dell’imbottigliamento e il controllo sulle concessioni, che spetta alle Regioni”, dicono i consumatori. “Non è ammissibile che i cittadini restino senza acqua potabile e che le concessioni arricchiscano le aziende private”. Il fatturato del settore delle acque minerali in Italia è di 2,7 miliardi all’anno.
Quanto all’inquinamento nella maggior parte del territorio italiano è causato dall’utilizzo intensivo in alcune zone di prodotti per l’agricoltura come diserbanti, pesticidi e concimi, unitamente ai materiali di scarto prodotti dalle industrie, soprattutto le lavanderie a secco, le industrie del tessile e le industrie metalmeccaniche, dove in molti casi gli stessi imprenditori ignorano la pericolosità delle loro azioni. Altrettanto pericolose le discariche, costruite o gestite male: in questi casi, sostiene Federconsumatori, è urgente intensificare il controllo sulle autocertificazioni delle imprese per il rilascio a valle da parte delle discariche e sugli effetti dell’interramento dei rifiuti industriali.
Inquinamento ma anche dispersione di acqua in una rete nazionale che definire “colabrodo” è un eufemismo. Ogni anno, secondo i dati Istat, il 38,2% di quanto immesso nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia viene disperso. Una perdita giornaliera enorme il cui volume, stimando un consumo medio di 89 metri cubi annui per abitante, soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni di persone.
Nonostante le falle del sistema, attacca Federconsumatori, “i cittadini pagano in ogni bolletta una quota per gli investimenti, cioè una percentuale per l’ammodernamento della rete. Si tratta però di un servizio mai erogato: come stabilito da recenti sentenze, il cittadino non è tenuto a ripagare gli interventi straordinari e tantomeno l’eventuale approvvigionamento straordinario di acqua tramite autocisterne. A ciò si aggiunga che se la rete è colabrodo, in realtà raccoglie anche forme inquinanti. Perché l’acqua non solo si disperde, ma durante il percorso raccoglie prodotti inquinanti che poi finiscono nell’acquedotto: tutto questo è gravissimo, anche perché il cittadino paga in bolletta per il costo della fognatura e della depurazione”.
Da qui l’appello alle Istituzioni per la difesa della biodiversità e dell’ambiente affinché “realizzino il monitoraggio ferreo dei minimi vitali (il minimo della portata che dà la possibilità di sopravvivenza alla flora e alla fauna propria di un bacino, ndr) di fiumi, torrenti e sorgenti previsti dalla normativa vigente. Serve inoltre un controllo più severo delle concessioni e che si inizi a pensare ad una riconversione delle produzioni agricole, passando per l’ammodernamento degli impianti di rete, ad esempio, durante la ricostruzione delle zone terremotate, dividendo finalmente le acque piovane dalle acque reflue, perché la depurazione delle acque piovane è un costo inutile”.
“E’ urgente – afferma Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori – realizzare un piano nazionale di investimento sull’ammodernamento degli acquedotti, che potrebbero avere tre effetti positivi: si evitano dispersione e inquinamento, si crea occupazione, perché si realizzano investimenti di cui tra l’altro si recupera il costo dalla mancata dispersione, utilizzando tecniche innovative e si introduce legalità, perché in molte zone l’acqua, tramite le cisterne, viene controllata da organizzazioni illegali”.
@PiccininDaniele