Nello scrutinio che verrà ricordato per un’astensione record, il movimento di Emmanuel Macron ottiene una maggioranza sorprendente all’Assemblea Nazionale. Destra e sinistra tengono il colpo più del previsto.
Macron fa una camera a parte
Fa l’en plein Emmanuel Macron: conquistato l’Eliseo porta a casa anche il Parlamento. Con 308 deputati su 577 seggi totali. Per alcune circoscrizioni En Marche non ha avuto rivali, per esempio a Parigi Macron ha conquistato 13 seggi su 18. Dopo la valanga di una settimana fa che prevedeva una maggioranza quasi monarchica, però, i francesi impongono una correzione e lasciano in vita gli altri partiti. Battuti e divisi, i Républicains salvano la faccia con 113 deputati, il Partito Socialista ne ha solo 30 in Assemblea. Il segretario Jean-Christophe Cambadelis non ha atteso neppure le prime proiezioni per dimettersi.
Le Pen eletta, Mélenchon con il suo piccolo gruppo in Parlamento
Marine Le Pen – nonostante il Front National non conquisti neppure i 15 deputati necessari per formare un gruppo parlamentare (solo 8 deputati sono stati eletti) – riesce laddove per due volte aveva fallito: entra in Parlamento insieme al compagno, Louis Aliot. Resta fuori il suo avversario interno, il vicepresidente Florian Philippot, che teme per il suo futuro nel partito. L’impresa di formare un gruppo riesce invece ai radicali di gauche di Jean-Luc Melenchon, che avranno 17 rappresentanti. “I francesi sono entrati oggi in uno sciopero generale civico” ha commentato Mélenchon, parlando di maggioranza “senza legittimità” e arrivando ad auspicare un “referendum per sapere se i francesi vogliono essere governati da chi non li rappresenta veramente ».
Un Parlamento sconosciuto
Dopo queste elezioni l’Assemblea Nazionale ha 432 deputati che non provengono dalla legislatura 2012. Questa è una novità perché nell’ultimo parlamento c’era stato il 40% di rinnovamento, in quello del 2007 solo il 25%. Il neonato partito rappresenta un esercito di debuttanti in Assemblée Nationale, considerando che qualcuno è completamente privo di esperienza.
Un week end di spiagge affollate, il cinismo di chi era stato già sconfitto al primo turno delle legislative e la sicurezza da parte di chi aveva già stravinto sono tutti fattori che hanno reso l’astensionismo il primo partito di Francia. Come ha subito sottolineato il portavoce del governo, Christophe Castaner, “oggi non è una vera vittoria. La vera vittoria sarà tra 5 anni, quando le cose saranno davvero cambiate per la Francia”. Il primo ministro, Edouard Philippe, ha osservato che “i francesi hanno preferito la speranza alla rabbia”.
Macron non divide, non c’è mobilitazione contro di lui
Queste sono le terze legislative in Francia in cui si può osservare lo stesso fenomeno dell’enorme astensione della seconda domenica alle urne. Per i votanti le uniche elezioni che contano restano le presidenziali. Non viene fatta un’informazione corretta sulle funzioni dell’Assemblea generale e i deputati da eleggere non sono ben identificabili. Questo esercito di astensionisti però rimane nella totale indifferenza, Macron non ha idee così forti da dividere la popolazione. E resta, per il momento, senza opposizione.