Gli sforzi delle organizzazioni non governative per salvare i migranti nel Mediterraneo non fanno aumentare il numero di traversate né le rendono più rischiose. A sostenerlo è un’indagine condotta da ricercatori del Goldsmiths College, università di Londra. Lo studio dimostra che le Ong “hanno avuto un ruolo fondamentale nel salvare vite umane, colmando il vuoto nelle attività di ricerca e soccorso lasciato alla fine del 2014, dopo la decisione dell’Unione Europea e dei suoi stati membri di non prolungare né sostituire l’operazione Mare Nostrum”.
I ricercatori hanno preso in esame le accuse mosse da diversi attori, compresi Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) e alcuni politici europei, secondo i quali le attività di ricerca e soccorso portate avanti dalle Ong costituirebbero un “fattore di attrazione” che porterebbe a un aumento delle traversate, incoraggiando gli scafisti a ricorrere a tattiche sempre più rischiose, causando di fatto un aumento dei morti in mare. I risultati dell’indagine “Blaming the Rescuers – Accusare i soccorritori” sono stati presentati lo scorso 9 giugno nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma da un panel di esperti fra cui gli autori del rapporto, Charles Heller e Lorenzo Pezzani, fondatori del progetto Forensic Oceanography di Goldsmiths.
L’analisi dimostra come le attività di ricerca e soccorso (Sar) compiute dalle Ong non siano la causa dell’aumento delle traversate nel 2016. Al contrario, come riconosciuto da Frontex stessa, l’incremento è in linea con le tendenze di crescita degli arrivi di migranti da vari paesi africani registrate negli anni precedenti. Tali tendenze non possono essere quindi attribuite alla presenza delle Ong, precisano i ricercatori, “come dimostra anche il fatto che le traversate dal Marocco hanno registrato fra il 2015 e il 2016 un aumento del 46 % nonostante la totale assenza di Ong impegnate in operazioni Sar nell’area”.
“I fatti semplicemente non supportano l’idea che le Ong impegnate nei soccorsi siano responsabili dell’incremento nel numero delle traversate da parte dei migranti”, ha affermato Lorenzo Pezzani di Goldsmiths. “Le argomentazioni contro le Ong ignorano deliberatamente il peggioramento della crisi economica e politica che sta colpendo numerose regioni dell’Africa e che rappresenta una delle principali cause dell’incremento delle traversate nel 2016. In Libia, i migranti sono vittime di violenza estrema e sono disposti a tentare la traversata con o senza la presenza di attività di ricerca e soccorso”.
Il Rapporto sostiene inoltre che le Ong non sono neanche la causa del deterioramento delle condizioni imposte dai “passatori”. Tali condizioni sono in continuo peggioramento fin dal momento in cui la Libia è sprofondata nella guerra civile. L’operazione dell’Unione Europea “Eunavfor Med”, invece, ha avuto un importante e comprovato impatto sulle tattiche degli scafisti: intercettando e distruggendo le barche di legno più grandi, ha infatti contribuito a determinarne la sostituzione con gommoni più piccoli e instabili. Le pratiche dei “mercanti di profughi” sono state influenzate anche dai sempre più numerosi interventi della Guardia Costiera Libica, “i cui metodi violenti hanno portato, in alcune occasioni, al ribaltamento di barche, mettendo in pericolo la vita delle persone a bordo”, si legge nella ricerca.
“I fattori principali all’origine della maggiore pericolosità delle traversate sono la crescita di un modello di tratta gestito dalle milizie libiche e gli effetti dell’operazione dell’Unione Europea di contrasto ai passatori, nel corso delle quali sono state distrutte molte imbarcazioni di legno di grandi dimensioni, e non le Ong”, ha sostenuto Charles Heller di Goldsmiths. “Le Ong non hanno provocato l’aumento nei rischi. Al contrario, salvando vite umane hanno risposto a una situazione che altri avevano già creato prima del loro arrivo. La nostra analisi dimostra che il tasso di mortalità è diminuito in maniera consistente nei periodi in cui le Ong impegnate in attività di ricerca e soccorso erano presenti ed è aumentato di nuovo in loro assenza. La maggiore presenza delle organizzazioni umanitarie ha significato rischi minori per i migranti”.
La ricerca si conclude osservando che le accuse contro le Ong “ignorano deliberatamente” il ruolo che altri attori, incluse le agenzie dell’Unione Europea e i governi nazionali, hanno avuto nel rendere le traversate più rischiose. “Siamo convinti che la narrazione tossica che accusa ingiustamente le Ong sia parte di un tentativo più ampio di criminalizzazione delle iniziative di solidarietà verso i migranti. È anche una distrazione conveniente, dal momento che distoglie l’attenzione dall’incapacità dei governi ad affrontare i veri problemi”, ha affermato Lorenzo Pezzani di Goldsmiths.
Come scrive nella sua prefazione al rapporto, François Crépeau, inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani dei migranti, “i paesi europei devono garantire un approccio molto più onesto ed etico alla mobilità delle persone e alla migrazione, un approccio che tratti i migranti non come pacchi da consegnare ma come esseri umani, ognuno avente diritto ad una valutazione individuale del suo caso e a soluzioni che tengano conto dei suoi bisogni. Solo così l’Europa potrà rendersi conto che una mobilità regolare, senza rischi e accessibile a tutti, anche economicamente, è l’unica soluzione per assicurare una migrazione regolamentata alle frontiere e per ridurre considerevolmente il bisogno di soccorsi in mare”.
@PiccininDaniele