“Puntiamo sulla cultura e sulle attitudini della persona per formare Comandanti”. Lo spiega a Ofcs.report il Generale di Brigata Gabriele Toscani De Col, ufficiale di esperienza che, fra gli altri incarichi, ha guidato il Raggruppamento unità addestrative dell’EI (Esercito Italiano) e, nella Brigata “Folgore”, ha comandato il 187° Reggimento paracadutisti e il 5° Battaglione “El Alamein”. Poi, dal gennaio 2016, è al vertice della Scuola Sottufficiali di Viterbo: un’istituzione antica ma profondamente cambiata nell’arco degli ultimi vent’anni. Fino all’ultima decade del Novecento, infatti, la Scuola Sottufficiali dell’Esercito era riservata a quei militari e a quei civili in possesso di licenza media che, al termine dell’iter formativo, avrebbero ottenuto un titolo di qualifica professionale. A quei tempi, infatti, solo i concorsi per le accademie e per gli ufficiali di complemento richiedevano, quale requisito di base, il diploma quinquennale. Ma le forze armate non sono un corpo estraneo alla società anzi, intercettano nuovi trend ed esigenze di ammodernamento con maggiore facilità di quanto si possa immaginare. E il primo passo verso l’Esercito, come lo conosciamo noi oggi, avviene nel Duemila, quando il comparto Difesa subisce un ridimensionamento radicale sia a livello di organico, sia come qualità delle strutture e dell’equipaggiamento.
Allora la spesa stimata per il passaggio da FFAA di leva a volontarie era di 1000 miliardi di lire, un investimento enorme ma che diede buoni risultati: terminata la Guerra Fredda veniva meno l’esigenza di una base molto numerosa e pronta ad affrontare il pericolo proveniente dall’est, pertanto l’arruolamento sarebbe stato solo volontario e finalizzato a garantire una professionalità militare maggiore di quella ottenuta attraverso la coscrizione. Certo l’organico si riduce, ma si affina e il diploma diventa titolo preferenziale (di fatto requisito) anche per Truppa e Marescialli. Questi ultimi seguono poi un iter accademico triennale. Ma il percorso formativo dei sottufficiali non si ferma qui: ce lo spiega lo stesso generale Toscani De Col.
Generale, come si accede e cosa si impara nell’istituto?
“L’accesso alla Scuola è per concorso: può partecipare sia il personale già in servizio permanente nell’Esercito Italiano (concorso interno), sia chi proviene dalla vita civile (concorso pubblico). Sotto la responsabilità della Scuola si formano due tipi di Comandanti: quelli di squadra, ruolo Sergenti e quelli di plotone, cioé i Marescialli. Ad ambedue le figure è richiesta la capacità di riuscire a impiegare uomini, mezzi e sistemi d’arma, questi ultimi anche a elevato contenuto tecnologico. Insomma, Comandanti a tutti gli effetti. L’iter formativo si basa su tre pilastri: culturale, ovvero corso di laurea triennale in Scienze Politiche – Relazioni internazionali all’Università degli Studi della Tuscia; cultura tecnico-professionale e addestramento militare; preparazione ginnico sportiva”.
Perché proprio Relazioni internazionali?
“Le FFAA sono sempre più impegnate in operazioni e missioni fuori dal territorio nazionale e l’Esercito ha ritenuto opportuno fornire a questi giovani Comandanti le dovute competenze per saper analizzare i cambiamenti globali, alla luce del diritto internazionale, sia sotto il profilo economico sia sotto quello geopolitico”.
Quali sono le altre attività?
“La giornata degli allievi non si limita ai soli libri di testo, poiché curiamo anche l’insegnamento della pianificazione e dell’organizzazione di attività militari, la conoscenza dei sistemi d’arma, la capacità di navigazione terrestre, il metodo di combattimento militare che può essere considerato l’ “arte marziale” dell’Esercito Italiano. Altri periodi sono dedicati al nuoto, all’atletica leggera, al rugby, al potenziamento muscolare in palestra e frequenti sono le ‘esterne’ per partecipare a esercitazioni in poligoni e in aree addestrative dove poter mettere in pratica le nozioni teoriche acquisite durante l’anno. E, ancora, si frequentano, tra gli altri, il corso di pattugliatore scelto, quello da paracadutista, quello per il contrasto alla minaccia costituita dagli ordigni esplosivi improvvisati, i micidiali IED, e quello da operatore per la difesa NBC (Nucleare, Biologico, Chimico). Tempo libero poco quindi, ma i ragazzi riescono bene a sostenere tutto: in fondo, puoi ripetere un anno se non hai superato con profitto tutti gli esami, ma solo uno: poi torni al reparto o, per chi proviene dalla vita civile, detta brutalmente te ne torni a casa”.
E se, nonostante il fitto calendario di impegni, qualche allievo volesse proseguire conseguendo la laurea magistrale?
“Può farlo. L’Esercito ha infatti una convenzione con alcune università, tra cui l’Università della Tuscia, che garantisce allo studente “militare” l’iscrizione alla laurea magistrale con condizioni vantaggiose rispetto ai contributi universitari. Poi, può proseguire nella carriera guardando oltre la categoria Sottufficiali, partecipando a concorsi interni per la nomina a Ufficiale. Il ventaglio formativo offerto dalla Forza Armata è molto ampio e va dai master ad altri percorsi che affinano le competenze già acquisite”.
Tomi, ginnastica e anche uno stipendio base “pari a quello del Vfp1 (volontario ferma prefissata di 1 anno, ndr)” di circa 800 euro che, al netto di vitto e alloggio, non è poi così male. E’ il caso di dirlo: i Sottufficiali non sono più quelli di una volta o, almeno, sono molto distanti, come esperienza, dagli “antenati” della leva. Nel suo ciclo di romanzi di guerra, il danese Sven Hassel definiva il Maresciallo (feldwebel, nda) “spina dorsale dell’esercito”: cardine della gerarchia militare, indispensabile elemento di congiunzione fra quadro e truppa, il laureato della Scuola Sottufficiali affronta le nuove sfide che la geopolitica impone al Paese, in un contesto internazionale di lavoro e di coordinamento con le altre Forze Armate e con quelle dell’Alleanza Atlantica.
Una figura professionale in linea con le esigenze espresse dal Libro Bianco della Difesa, uomini e donne dotati di qualifiche tali da permettere loro di operare con incisività in scenari diversi.