L’ennesimo attacco a Londra conferma la potenza comunicativa del Daesh e la facilità di reclutamento tra le masse di immigrati nel Paese britannico che forniscono la manovalanza gratuita per le mire espansionistiche del Califfato.
Ramadan è il periodo per il martirio sulla strada di Dio
Per la maggior parte dei musulmani, Ramadan, nono mese del calendario islamico, rappresenta un periodo di preghiera e riflessione, ma per l’ideologia jihadista è anche il periodo per il martirio sulla strada di Dio.
Dal giugno 2015, il defunto Abu Muhammad al Adnani, numero due del Daesh, esortava ad essere pronti per fare del Ramadan un periodo di calamità per i non credenti e gli obiettivi occidentali non erano solo permessi, ma desiderabili. Le intelligence europee e, più in generale, quelle occidentali, hanno concentrato la propria attenzione proprio sui movimenti interni alle varie comunità islamiche in prossimità del mese a loro sacro ma hanno, probabilmente, tralasciato segnali ancora più inquietanti che provenivano dai deliranti messaggi diffusi più volte, anche in rete, da vari esponenti dell’Isis che esortavano i veri credenti a assare all’azione.
Attentato a Londra compiuto con modalità indicate la mattina in un messaggio del Daesh
Nel caso dell’ultimo attentato a Londra abbiamo assistito ad un ulteriore cambio di strategia, non più lone wolfes, ma una cellula organizzata composta da almeno tre elementi che hanno messo in atto un piano semplice, economico ed efficace con le modalità indicate proprio nella mattinata in un messaggio del Daesh. Un furgone lanciato ad alta velocità sul London bridge e deliberatamente condotto verso civili inermi, per provocare il maggior numero di vittime. Ha fatto seguito la strage dei passanti operata con armi bianche, silenziose, di semplice reperibilità, di facile occultamento e, soprattutto, utilizzate allo scopo di ripercorrere il rito dello sgozzamento degli infedeli. Indosso, finte cinture esplosive, poste bene in vista allo scopo di dissuadere le forze di sicurezza dal fare fuoco per non essere innescate.
E’possibile che l’attentato non comportasse il martirio dei miliziani, ma che avesse come obiettivo un’azione ancora più prolungata nella notte
Per la sicurezza britannica si tratta dell’ennesimo smacco. Il premier Theresa May, aveva annunciato nei giorni scorsi che un altro attentato era inevitabile, come riferito anche dagli 007 di Sua Maestà. Ma a fronte dell’allarme e del diffuso senso di insicurezza tra la popolazione, lo spiegamento di polizia nelle strade, voluto anche da Sadiq Khan, sindaco di Londra, non ha evitato il ripetersi di un copione già visto.
Le falle nella sicurezza sono evidenti. Lo dimostrano i raid della polizia diretti a obiettivi specifici, già individuati, ma probabilmente tralasciati nella delicata fase della prevenzione.
Gli attentatori, come comunicato dalle autorità britanniche, erano noti aill’intelligence ma, ancora una volta, lasciati liberi di agire indisturbati.