L’esercizio fisico può essere parte integrante del trattamento dell’artrite: passeggiate, nuotate e finanche il giardinaggio possono contribuire a mantenere le articolazioni agili. La malattia, che colpisce prevalentemente gli over 40 con un rapporto di circa 1 a 200 persone, troppo spesso scompare dai riflettori dei media. Eppure rappresenta un problema per moltissime persone. Non si riscontrano cause definite, ma predisposizione genetica. Uno dei problemi è certamente il ritardo nella diagnosi: statisticamente i sintomi sono sottovalutati e confusi con dolori reumatici. A cosa ci riferiamo quando si parla di artrite? Può l’esercizio fisico quotidiano migliorare le condizioni di vita di chi è affetto da tale patologia? Quali i trattamenti farmacologici maggiormente considerati?
La scomparsa di Anna Marchesini, stroncata dalla malattia
Recentemente Anna Marchesini, uno dei volti più noti della tv italiana, è scomparsa stroncata dall’artrite reumatoide. Una vita trascorsa sopra i palchi e una battaglia condotta con dignità fino all’ultimo dei suoi giorni. Il merito, l’ennesimo, dell’attrice, è stato anche quello di diventare un testimonial, di dare risalto alla problematica. Così le sue apparizioni in televisione sono divenute un simbolo della lotta alla patologia.
Cos’è l’artrite reumatoide
Per definizione, l’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria a decorso cronico e progressivo che interessa le articolazioni diartroidali soprattutto mani, polsi, piedi, ginocchia e caviglie, mentre non è interessata quasi mai la colonna vertebrale. E’ una malattia autoimmune in cui tessuti sani vengono attaccati dal sistema immunitario dello stesso organismo. Il dolore generato dall’infiammazione e dalla distruzione articolare può solo essere limitato da diversi trattamenti, in quanto non vi è una cura definitiva.
Trattamenti farmacologici e non, sono indicati per ridurre o contenere il dolore, l’infiammazione e il danno articolare. Essi sono in grado di rallentare la distruzione articolare e sono indicati al fine di permettere lo svolgimento delle normali attività quotidiane mantenendo una buona qualità di vita con minimi effetti collaterali.
La diagnosi deve essere effettuata con immediatezza alla comparsa dei primi sintomi e bisogna rivolgersi a un centro di reumatologia sottoponendosi a ecografia articolare, valutando anche il flusso di sangue nelle parti infiammate: a tutto vantaggio anche della prevenzione cardiovascolare. Il trattamento farmacologico dovrà adattarsi alla salute generale del paziente valutando la gravità dell’artrite, il tempo da cui perdura e tutti i rischi/ benefici che comporterebbe l’assunzione di un medicinale.
Il medico potrebbe iniziare la terapia prescrivendo uno o più farmaci anti-reumatici modificanti la malattia chiamati “Disease Modifying Antirheumatic Drugs “(DMARDs) riducendo l’infiammazione e il dolore.
Tali farmaci possono essere biologici o meno e la loro efficacia può richiedere da uno a tre mesi: riducono il danno articolare e aiutano a mantenere la funzionalità delle articolazioni ma certamente non potranno eliminarla.
I farmaci per curarla
Il Metotrexato (MTX) è un farmaco “non biologico”, anti-reumatico modificante la malattia spesso utilizzato, in prima battuta, in combinazione con un farmaco anti-infiammatorio, come l’ibuprofene o il naprossene.
Esso ha effetti collaterali che possono generare dolori di stomaco, visione offuscata, mal di testa, sensazione di stanchezza, diarrea e test epatici anormali ed inoltre, può ridurre la produzione di alcune cellule del sangue con eventuale aumento di rischio di sanguinamento o lividi.
Regolari esami del sangue accompagnati dall’assunzione di acido folico possono essere prescritti per ridurre il rischio di alcuni effetti collaterali.
Altri DMARD non biologici orali includono idrossiclorochina, leflunomide e sulfasalazina.
Farmaci biologici
In fase diagnostica, trattamenti mediante farmaci “biologici” anti-reumatici modificanti la malattia, possono essere aggiunti alla terapia con i “non-biologici” per pazienti che non rispondono al trattamento o che hanno un livello di patologia elevata. Pazienti con artrite reumatoide precoce che hanno raggiunto un grave stadio della malattia o che non ottengono risultati con DMARD non biologici, viene raccomandato l’uso di antagonisti del “Fattore di Necrosi Tumorali” (TNF).
Tali farmaci sopprimono il sistema immunitario e possono aumentare il rischio di contrarre un’infezione. Segnalare al proprio medico curante eventuali eventi avversi come febbre, sudorazione notturna o perdita di peso durante il trattamento è molto importante affinché il quadro clinico sia sempre monitorato.
I Dmard sono spesso accompagnati da farmaci anti-infiammatori non steroidei (fans) o glucocorticoidi (steroidi). Tuttavia, questi ultimi sono solitamente farmaci in “prima battuta” cioè prescritti all’inizio della terapia per ridurre l’infiammazione e il dolore anticipando farmaci ad azione più lenta.
Il farmaco biologico Xeljanz (tofacitinib), usato per il trattamento di pazienti con artrite reumatoide affetti da moderata a grave con risposta inadeguata al Metotrexate, è il primo farmaco biologico orale posto in una nuova classe di farmaci chiamati “Janus Kinase (JAK)” inibitori. Esso può essere usato singolarmente o associato ad un Dmard non biologico.
Come altri farmaci biologici, Xeljanz può essere associato a gravi effetti collaterali come infezioni e danni intestinali. Il continuo monitoraggio della malattia e della terapia con il proprio medico è un primo passo verso la cura di questa patologia che colpisce molti di noi.
La terapia non farmacologica è un elemento importante unitamente alla cura farmacologica affinché la terapia anti-artrite reumatoide abbia successo. Nei casi più gravi, può essere utilizzata la chirurgia ricostruttiva articolare.