La battaglia per il riconoscimento del caregiver familiare non si arresta. Mercoledì 10 maggio i cosiddetti “assistenti familiari” sono scesi in piazza a Roma per manifestare, per chiedere a gran voce l’approvazione di una legge nazionale che riconosca il proprio lavoro di cura. Da ogni regione d’Italia sono arrivati a Roma reclamando diritti. Quello alla salute innanzitutto. Ma non solo. Contributi previdenziali, flessibilità al lavoro e supporto nell’attività assistenziale quotidiana.
Contemporaneamente alla manifestazione, si è svolta la conferenza stampa al Senato, su iniziativa dei senatori Laura Bignami e Aldo Di Biagio, dal titolo: “Il ruolo del caregiver familiare, tra diritti negati e silenzio dello stato”. Durante l’incontro sono intervenuti anche Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento nazionale famiglie disabili, Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro in Senato e il senatore Ignazio Angioni.
Caregiver, invisibili per lo Stato
Un esercito di circa 3 milioni e 300 mila persone, solo in Italia che assiste in veste non professionale un familiare, un parente o un amico bisognoso di cure. Sono i Caregiver e, ad oggi, non hanno ottenuto alcun riconoscimento giuridico.
In altri Stati europei come Inghilterra, Francia, Grecia una legge che tuteli il “family assistant” è già realtà . In Italia ciò ancora non è avvenuto. Attualmente in Commissione Lavoro al Senato sono in discussione tre disegni di legge (De Pietro, Angioni e Bignami), che in modo diverso puntano a garantire un riconoscimento e una tutela per il “colui che si prende cura” di un proprio congiunto. Proprio in merito a questo è intervenuto il senatore Angioni in conferenza stampa, ribadendo la necessità “di una legge che riconosca formalmente la figura del caregiver che faccia da apripista, come è successo in Inghilterra, a tutti gli altri provvedimenti”. Angioni ha quindi sottolineato che il nostro Paese è obbligato a riconcepire il proprio sistema sociale perchè “abbiamo sedimentato una serie di norme in questi decenni che rendono la nostra una società discriminatoria, la cui ulteriore discriminazione è rappresentata da un sistema che è composto a sua volta da 20 sistemi sanitari e di assistenza, alcuni dei quali prevedono dei diritti e altri che quei diritti non li prevedono”. Il disegno di legge 2266, a prima firma Ignazio Angioni, “Legge quadro nazionale per il riconoscimento e la valorizzazione del caregiver familiare“, prevede che ogni Regione abbia un ruolo chiave nel destinare le proprie risorse all’assistenza. Questo perché “la nostra Costituzione prevede che lo Stato in sé non ha una completa gestione del proprio sistema sanitario e del proprio sistema di assistenza che deve concordare necessariamente con le Regioni”. L’ipotesi è quella di partire da una legge quadro, cominciando con il riconoscimento a chiunque presti assistenza per poi rimodulare i fondi a seconda dell’intensità, lavorando insieme con un confronto con il ministero dell’Economia e delle Finanze.
L’urgenza di un provvedimento
L’intervento in conferenza stampa del senatore Di Biagio ha evidenziato invece la querelle da un punto di vista differente: il tema delle tutele del caregiver, oggetto di un iter legislativo in Commissione Lavoro in Senato “non può e non deve essere argomento per divisioni tra categorie”, poiché si tratta di “un tema complesso e delicato per troppo tempo lasciato ai margini dell’attenzione sociale, politica e istituzionale”. Secondo il politico occorre un provvedimento che affronti la situazione dei caregiver ad alta intensità assistenziale e che la differenzi dal concetto più generico di “prestatore di cura” a parenti e affini disabili. Il Presidente della Commissione Lavoro, Sacconi, ha ribadito l’urgenza di “raggiungere un provvedimento di sostegno“, che parta dalla identificazione chiara della categoria dei caregiver anche per evitare che qualcuno si possa appropriare indebitamente dei riconoscimenti, e che rappresenti la premessa per interventi di sostegno da prevedere nella legge di stabilità con relativi oneri, valutando anche qualche disposizione da inserire già da subito, come gli interventi sulla rimodulazione degli orari di lavoro e sui contributi figurativi dei familiari assistenti. E’ proprio sul tema della tutela previdenziale e del prepensionamento, in particolare, che si inserisce il ddl Bignami. La senatrice da cui trae il nome il disegno di legge, nel corso della conferenza stampa è intervenuta ribadendo il principio inderogabile della tutela del diritto alla salute e l’accesso al prepensionamento dei caregiver, come priorità da inserire subito nella legge base, che non si limiti a mere definizioni ma comporti anche interventi di sostanza. Il ddl Bignami è fortemente sostenuto dal Coordinamento nazionale famiglie disabili la cui presidente, Maria Simona Bellini, ha partecipato all’incontro del 10 maggio in Senato. La Bellini, nel corso del suo intervento, si è soffermata sull’importanza di distinguere le due figure: i disabili e i caregiver: “Non è possibile continuare a sovrapporre il disabile con il suo caregiver, sebbene si tratti di pari con esigenze diverse”. La presidente ha poi ha invitato il governo a trovare fondi da dirottare ai familiari assistenti senza intaccare quelli previsti per i disabili. Ultima nota del suo intervento: la possibilità di una rimodulazione degli orari di lavoro per i familiari assistenti, incentivando il telelavoro e obbligando il datore di lavoro a concederlo.
L’Onu condanna l’Italia per il mancato riconoscimento dei diritti umani dei caregiver familiari italiani
A causa di questo vuoto legislativo sull’argomento, sono già state avviate procedure internazionali in Commissione Europea, che hanno concesso la procedura d’urgenza ad un una specifica petizione firmata da oltre 40.000 persone e all’Onu, attraverso un ricordo che condanna l’Italia per il mancato riconoscimento dei diritti umani per la categoria dei Caregiver familiari italiani.
@VeronicaPoto