Il neoeletto presidente francese, Emmanuel Macron, lavora alla squadra di governo. L’annuncio ufficiale del nuovo premier e dei ministri è atteso per lunedì prossimo. C’è attesa anche per i nomi dei candidati di “En marche” che, dopo la vittoria di Macron, è diventato “La Republique en marche!” per le legislative dell’11 e 18 giugno e per le quali il movimento potrebbe proporre metà personalità con esperienza e carriera politica e metà provenienti dalla società civile.
Annunciata anche la prima visita estera di Macron, che sarà a Berlino. Intanto, il Commissario europeo agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, parlando alla stampa a Parigi nel giorno della festa dell’Europa, si e’ mostrato molto entusiasta dell’elezione del presidente europeista Macron e si e’ detto “pronto a lavorare” con lui. Moscovici ha anche aggiunto che serve una credibilità francese sul terreno delle finanze pubbliche e ha aggiunto: “La Francia deve uscire dalla procedura per deficit eccessivo e tornare al di sotto del 3% nel rapporto deficit/Pil”.
Non sarà facile giungere a compromessi per qualsiasi riforma il nuovo inquilino dell’Eliseo voglia far passare. Né di destra, né di sinistra, Emanuel Macron, sin dall’inizio della creazione del suo movimento, si è affrancato dagli schieramenti tradizionali. “Il mondo politico come l’abbiamo vissuto in questi ultimi decenni- ci spiega il professore François Lafond, politologo della Sorbonne a Parigi- forse ha bisogno di essere ricomposto, cioè cambiato. Lui userà sicuramente il suo mouvement, lo cambierà, lo farà funzionare come un partito, ne avrà bisogno per una maggioranza presidenziale. Ma tutto sarà improntato su temi diversi. Un esempio? Sull’Europa i due principali schieramenti, ovvero républicain e socialista, erano completamente spaccati. Macron, e così tutti i politici che stanno prendendo la strada dei movimenti, mettono d’accordo, cercano compromessi, si mettono in mezzo per cercare l’accordo. Si è visto con i risultati fermi al 6,4% per il primo turno del partito socialista: i vecchi partiti sono morti e sepolti“.
Per quanto riguarda i rapporti con l’Italia, in termini di sicurezza, secondo il politologo della prestigiosa università francese “si creerà un asse Macron-Renzi. Perché è con il vostro ex Premier che Macron vuole dialogare. Per cooperare su temi europei, per decidere politiche comuni sulle frontiere, sulla politica economica e sull’immigrazione”.
@veronicadibm