Gli scontri in Venezuela non si fermano. Ogni giorno vengono emessi bollettini che sembrano essere quelli di una guerra. Solo nel ultimo mese sono 800 le persone rimaste ferite, 34 quelle uccise e più di 1000 quelle arrestate. Nei mesi scorsi anche il Vaticano ha provato a mediare tra i cittadini e lo Stato, ma non si è riusciti ad arrivare a nessun punto di svolta. E mentre in molti si lamentano del disinteressamento del presidente, lui appare in un video divenuto virale sui social network dove, in maniera ironica, si rivolge a un gruppo di mucche chiedendo loro se vogliono sostenere la Costituente oppure se preferiscono la protesta violenta. Creano sconcerto anche alcune recenti rivelazioni giornalistiche che vedono Maduro esibirsi nelle tv locali in balli latino-americani, mentre nelle strade e tra la gente regna la disperazione.
La protesta contro il Governo di Nicolas Maduro si tinge sempre di più di violenza. Da una parte i movimenti studenteschi appoggiati dal 70% della popolazione e dall’altra le forze dell’ordine e gruppi paramilitari. Lacrimogeni, bombe carta e violenza. Negli ultimi tre anni la crisi economica del Paese sembra aver segnato per sempre un territorio che già nella politica socialista di Hugo Chavez aveva parecchi vuoti. Una battaglia quotidiana, quella che si trovano a dover fronteggiare i cittadini del Paese sudamericano. Scaffali degli alimentari vuoti, prezzi impennati, mancanza di carburante nelle stazioni di servizio delle città. Un paradosso visto che il Venezuela ha tolto il primato agli Emirati Arabi: è il Paese con più risorse petrolifere presenti nel sottosuolo.
La proposta del presidente venezuelano Nicolas Maduro di fare una riforma costituzionale non è piaciuta perché considerata antidemocratica e anticostituzionale, in quanto non prevede nè una votazione nazionale per eleggere i suoi membri nè un referendum per convocarla.
La crisi e la fame non hanno escluso proprio nessuno, basta pensare che anche 400 indigeni Warao del delta di Orinoco sono arrivati in Amazonia nella città brasiliana di Manaus viaggiando per circa 2000 chilometri a piedi, disperati e alla ricerca di materie prime.
Le foto degli ultimi giorni hanno sconvolto mezzo mondo, immagini che mostrano tutte le classi sociali, da quelle povere a quelle ricche, scendere in piazza.
Giovani, studenti, donne, bambini vittime di un momento storico estremamente delicato che spaventa anche i Paesi più vicini. D’altronde fa riflettere che uno dei Paesi più ricchi del mondo sia ridotto in queste condizioni. Scarseggiano medicinali, gli ospedali sono pieni e le condizioni igienico sanitarie delle scuole continuano a destare preoccupazioni.
@spadaro_spadar1