“Il convegno è stato utile per discutere dell’opportunità, in questo momento di perdurante e grave crisi economica, di escogitare soluzioni atte a comprimere l’ammontare delle cosiddette sofferenze bancarie, vale a dire di quei crediti che, a causa della grave difficoltà o impossibilità di restituzione in capo al debitore, gonfiano i bilanci delle banche e si scontrano con le norme europee che vorrebbero la loro rapida eliminazione dai medesimi bilanci”. E’ quanto dichiara a Ofcs.report l’avvocato Roberto Tieghi, esperto in diritto bancario e assicurativo, riguardo al convegno sul Giubileo bancario, tenutosi lo scorso 19 aprile presso la biblioteca “Giovanni Spadolini” del Senato.
Avvocato Tieghi, il 19 aprile scorso vi è stato, presso la biblioteca “Giovanni Spadolini” del Senato, l’atteso convegno sul Giubileo bancario, organizzato da Confimprese Italia. Vuole spiegarci l’oggetto del convegno?
“Si è discusso dell’opportunità, in questo momento di perdurante e grave crisi economica, di escogitare soluzioni atte a comprimere l’ammontare delle cosiddette sofferenze bancarie, vale a dire di quei crediti che, a causa della grave difficoltà od impossibilità di restituzione in capo al debitore, gonfiano i bilanci delle banche e si scontrano con le norme europee (Bce) che vorrebbero la loro rapida eliminazione dai medesimi bilanci”.
E’ possibile che tale pulizia dei bilanci venga effettuata nei tempi e modi richiesti dalle autorità europee?
“No, è impossibile che ciò accada in tempi brevi. Si pensi che il loro valore netto (quindi dopo le svalutazioni e rettifiche operate fino al 31 dicembre 2016) è di poco inferiore agli 80 miliardi di euro. Nel sistema italiano si pensi che per oltre 114 banche l’ammontare delle “sofferenze” e dei crediti di dubbia esazione supera abbondantemente il valore contabile del patrimonio”.
Che cosa sono i crediti dubbi?
“Sono tutte quelle partite che, oltre alle vere e proprie sofferenze, obbligano le aziende all’iscrizione di svalutazioni anche prudenziali. Il loro ammontare è pari, nel sistema, a circa 160 miliardi di euro. In buona sostanza nessuna banca italiana è in grado tecnicamente, nel breve o medio periodo, di rettificare il valore contabile di tutte queste partite in ragione una seria prospettiva di recupero (bassa o nulla in particolare per le “sofferenze”). Ma non è solo per le banche che si è “pensato” il giubileo bancario, ma in particolare per le famiglie ( che corrono il serio rischio di perdere, ad esempio, la prima casa a fronte del mutuo impagato) e le piccole e medie imprese alle prese con la perdurante stagnazione e recessione economica.
Voglio dire che la soluzione, piuttosto che attraverso cessioni a fondi specializzati (spesso veri e propri fondi “avvoltoio”) a prezzi eccessivamente bassi (si ipotizza un “range” tra il 10 ed il l 15% del valore nominale), passerebbe per una rinegoziazione col debitore a valori più vicini al valore netto contabile (oggi mediamente pari a circa il 40% del nominale) e comunque superiori al prezzo di cessione a terzi. Rinegoziazione che, unita alla previsione contrattuale di un lungo periodo per il rientro (in particolare si pensi ai mutui fondiari), permetterebbe a milioni di famiglie di respirare ed alle banche di cancellare da subito tali partite dalle centrali rischi di sistema, cioè di escludere i debitori dagli elenchi dei cosiddetti cattivi pagatori, la cui iscrizione impedisce a tali soggetti di re immettersi nel circuito bancario come clienti”.
Dunque, in concreto, cosa bisognerebbe fare?
“Colgono l’essenza del problema due disegni di legge presentati alla Camera, l’uno a firma dell’onorevole Paglia e l’altro dell’onorevole Marotta, che, se perfezionati con la previsione di equilibrati benefici fiscali, potrebbero dare il via ad un processo di risanamento atto in buona sostanza a permettere alle banche di erogare credito in quantità simili a quelle pre-crisi. Cosa essenziale per l’Italia, la cui economia, a causa del basso tasso di capitalizzazione delle imprese, è fortemente influenzata dal credito bancario”.
Quali sarebbero i benefici fiscali?
“Occorre prevedere, da un lato, un forte incentivo alla rinegoziazione, ad esempio attraverso un bonus fiscale (da far valere in sede di dichiarazione dei redditi da parte delle banche) tanto più forte quanto più il valore rideterminato contrattualmente dalle parti sia lontano dal valore netto contabile al 31 dicembre 2016, dall’altro disincentivando le medesime banche da un rischio d’indifferenza alla soluzione proposta, impedendo la deduzione delle ulteriori svalutazioni e perdite attese, iscritte nei bilanci successivi al 2016 sulle partite considerate dalla nuova legge. Inoltre andrebbe prevista la totale immunità fiscale per le imprese che, accedendo alla rinegoziazione, si vedano contrattualmente rimesse significative parti del proprio debito, analogamente a quanto già previsto dal sistema tributario per i soggetti che accedono alle procedure della legge fallimentare. Del resto, non si dimentichi che tale nuova legge (un testo piuttosto articolato di essa è stato scritto dall’avvocato Crivellari e da me proprio al fine di “rimettere in moto” le parti ingessate del sistema) può ricondursi concettualmente alla legislazione in tema di esdebitazione dei privati (legge numero 3 del 2012: articoli 6 e seguenti.), con il primario obiettivo, non solo di rendere omogenei i valori contabili dei crediti espressi nei bilanci delle banche e in quelli delle imprese debitrici, ma anche di cancellare ciò che oggi, nella buona sostanza, non può ragionevolmente essere ripagato. Così come il Giubileo (quello vero) cancella le pene che la commissione del peccato provoca, nonostante il successivo perdono, così analogamente il giubileo bancario cancella comunque una parte dei crediti che non possono essere pagati, configurando dunque una vera e propria loro rimessione”.
Ci sono probabilità che una tale importante novità superi l’esame del Parlamento?
“Direi proprio di sì perché vi è un forte interesse di molti gruppi parlamentari. Occorre comunque l’adesione del Mef, che oggi, con l’ammorbidimento della propria posizione da parte della Bce, non troverebbe seri ostacoli di incompatibilità con l’ordinamento europeo”.