Ogni anno almeno un italiano su due si rivolge al web per ricercare notizie e verità nascoste sul cibo. E il 25% partecipa a community, blog e chat su internet dedicate all’alimentazione. Ma si tratta di spazi che influenzano le scelte di acquisto in modo non sempre corretto e veritiero. A rivelarlo è un un’indagine condotta da Coldiretti e Ixè presentata venerdì 5 maggio nel corso della presentazione della campagna #stopfakeatavola.
Il ricorso al web per quanto concerne le scelte a tavola non convince il 66% degli italiani, anche per effetto delle fake news sulle caratteristiche dei cibi che si moltiplicano in rete e spingono a comportamenti insensati e anche pericolosi.
“La scorretta informazione nel campo alimentare ha un peso più rilevante che negli altri settori, perché va a influenzare direttamente la salute. Per questo dobbiamo prestare particolare attenzione ed essere grati a quanti sono impegnati nello smascherare gli inganni”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
“Internet però non va criminalizzato perché può svolgere un ruolo di controllo importante in un sistema in cui – ha precisato Moncalvo – l’informazione alimentare purtroppo rischia di essere influenzata soprattutto dalle grandi multinazionali grazie alla disponibilità di risorse pubblicitarie investite. Per noi le fake news sono anche le pubblicità delle aranciate che contengono appena il 12% di succo o quelle dell’olio di oliva di grandi marchi che fanno immaginare paesaggi toscani mentre si riferiscono a prodotti importati dalla Tunisia. O ancora il prosciutto nostrano, che è fatto con maiali tedeschi senza alcuna informazione in etichetta per i consumatori”, ha continuato Moncalvo.
Dall’ananas dimagrante allo zucchero di canna che non fa ingrassare, dalla favola che le banane sono le più ricche di potassio al kamut spacciato per un varietà antica di cereali con proprietà esclusive, ma anche che mangiare carne o latte fa sempre male o che chi è intollerante al lattosio non deve mangiare formaggi, l’elenco stilato dalla Coldiretti contiene alcune delle bufale alimentari virali divenute ormai un cult per la rete. Scopriamo la top ten delle bufale alimentari.
Il latte fa male
In cima alla top ten delle fake news a tavola spicca la teoria che il latte fa male “perché è un alimento destinato all’accrescimento di cui solo l’uomo, tra gli animali, si ciba per tutta la vita. In realtà il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana, al punto che il genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte”
L’ananas brucia i grassi
Al secondo posto troviamo il falso luogo comune che l’ananas brucia i grassi. Un effetto dovuto alla bromelina, contenuta però nel gambo dell’ananas, che nessuno mangia, che comunque favorirebbe la digestione delle proteine e non la neutralizzazione delle calorie e dei grassi. Complici anche alcune ricerche di tanti anni fa, successivamente smentite da studi sviluppati dalla ricerca scientifica.
Il Kamut ha proprietà esclusive
Sul podio anche la bufala relativa alle presunte qualità alimentari del kamut che, spiega la Coldiretti, “non è altro che un marchio commerciale privato, registrato negli Usa, con cui viene venduto il grano della varietà Khorasan”. Una varietà, precisa la Coldiretti, che è coltivata anche in Italia e ha caratteristiche particolari che possono essere ritrovate anche nel farro o in alcuni tipi di grano duro italiano.
Mangiare carne fa male
“Mangiare carne fa male e se ne può fare a meno”, è l’altra fake news di moda sulla rete. “Non esiste nessuno studio che provi che mangiare carne anche a piccole quantità sia dannoso per la salute”, secondo la Coldiretti. Al contrario, i vantaggi di una dieta completa che la includa sono scientificamente indiscussi. Se ne può fare a meno solo integrando la sua mancanza con altri prodotti animali, come uova in primis, latte e derivati, e in alcuni casi assumendo integratori di vitamine e minerali.
Le banane sono più ricche di potassio
Al vertice della graduatoria dei prodotti ortofrutticoli freschi e ricchi di potassio ci sono gli spinaci crudi, seguiti dalla rucola e dai cavolini crudi. Le banane, considerate la fonte di potassio per eccellenza, nel confronto con i prodotti ortofrutticoli freschi nazionali, non si piazzano che al nono posto, rimanendo giù dal podio. E tra la frutta fresca spicca la leadership del kiwi.
Via i grassi dalla dieta
I grassi sono nutrienti indispensabili per il nostro corpo ed eliminarli dalla dieta può mettere a rischio la salute. “L’importante – afferma la Coldiretti – è non abusarne e selezionare quelli più buoni e di qualità, come l’olio extravergine d’oliva”.
Chi è intollerante al lattosio non deve mangiare latticini
La stagionatura prolungata di molti formaggi porta una scomparsa del lattosio, o un radicale calo. Inoltre, anche gli intolleranti al lattosio in base ai dati di Efsa, sono generalmente in grado di tollerare, senza problemi e disagi, dosi fino a circa 125 ml di latte al giorno.
Lo zucchero di canna non fa ingrassare
Altro mito da sfatare è l’idea che lo zucchero di canna sia più salutare di quello bianco e contenga meno calorie, tanto da essere più indicato per chi è a dieta. In realtà, secondo la Coldiretti, lo zucchero di canna ha le stesse caratteristiche nutrizionali e caloriche di quello bianco raffinato.
I prodotti alimentari realizzati in Ue rispettano le stesse regole
“In Italia ci sono le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari: dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi, fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino che – precisa la Coldiretti – non valgono in altri Paesi dell’Unione Europea”.
I prodotti venduti dal contadino sono meno controllati
“I produttori agricoli aderenti alla rete di Campagna Amica si sottopongono a tre ulteriori livelli di controllo verificati da un Ente terzo. Inoltre l’acquisto diretto dal produttore garantisce maggiore freschezza e l’origine del prodotto del 100% in Italia dove opera il sistema di controlli più capillare”.
@PiccininDaniele