“I dirigenti scolastici sono impreparati o poco motivati a promuovere l’inclusione e in ogni caso, quando ci sono episodi di maltrattamenti, si tende a difendere il proprio organico”. A denunciare le disparità di trattamento nei confronti dei bambini disabili nelle scuole italiane è Antonella Falugiani, vicepresidente e responsabile del gruppo scuola di CoorDown Onlus, la rete delle associazioni delle persone con sindrome di Down di cui fanno parte 57 realtà territoriali.
Violenze e maltrattamenti nelle scuole vedono vittime sempre più spesso i bambini più deboli. Un’insegnante di sostegno a Roma avrebbe abusato di una bambina con disabilità di appena 8 anni. Ad Albano, invece, una maestra è stata sospesa per tre mesi per maltrattamenti nei confronti di un alunno con sindrome Down. È un’emergenza?
“Sicuramente le persone più fragili sono più facilmente vittime di maltrattamenti e abusi. Le persone con disabilità intellettiva, spesso ritenute inaffidabili quando tentano di raccontare episodi o vissuti personali, difficilmente riescono a far emergere l’entità del fenomeno. Per alcuni, inoltre, vi è l’impossibilità di comunicare verbalmente il proprio disagio e le manifestazioni comportamentali non sempre sono di facile interpretazione. In più, per un pregiudizio radicato, vengono spesso attribuite alla disabilità”.
Dall’inchiesta di Ofcs Report emergono centinaia di storie non denunciate e soprattutto il silenzio del Miur e del mondo scolastico. Eppure l’Ocse ci premia per l’inclusività delle nostre scuole. È così?
“Molte volte, quello di cui si sente la necessità è avere un interlocutore all’interno del mondo della scuola, capace di farsi carico delle storie di esclusione, di eventuali abusi e violenze, che sia in grado di intervenire efficacemente per modificare la realtà. Gli stessi dirigenti scolastici sono spesso impreparati o poco motivati a promuovere la cultura dell’inclusione che è alla base della legge numero 517/77 e si avverte la tendenza a difendere o a non mettere in discussione il proprio organico. È altresì vero che spesso le famiglie, in presenza di episodi di bullismo o esclusione, per timore di eventuali ripercussioni sul figlio, evitano la denuncia”.
In molti contestano l’impreparazione dei docenti di sostegno, incapaci di assistere gli studenti con disabilità. Il risultato è che molti ragazzi finiscono isolati e spesso non seguono le lezioni in classe. Quanti sono in Italia gli alunni con sindrome Down e in quale condizione si trovano nelle scuole?
“La qualità dell’inclusione scolastica dipende dalla preparazione non solo dell’insegnante di sostegno, ma anche di tutti gli insegnanti curricolari. Ci sarà una vera inclusione quando l’alunno avrà maggiori opportunità di partecipare alla vita della classe, quando tutti gli insegnanti nella programmazione della didattica, delle attività extracurricolari e delle uscite lo “penseranno” parte integrante della classe. L’inclusione non può essere ricondotta alla capacità/incapacità del docente di sostegno nella didattica speciale”.
Tornando al tema della sicurezza il Miur sembra non vedere il problema e il Parlamento ha appena bocciato un disegno di legge che prevedeva l’introduzione delle telecamere negli asili nido. Una bocciatura che per molte famiglie sa di beffa. Lei sarebbe favorevole alla videosorveglianza nelle classi?
“Non crediamo che la videosorveglianza possa essere la soluzione al problema, perché per essere efficace non è sufficiente installarla in classe, ma dovrebbe coprire anche luoghi molto privati come i bagni, spogliatoi, o addirittura aree molto estese come le palestre e parchi diventando così tutti video controllati stile “grande fratello”. Se invece lo si interpreta come strumento deterrente, sarebbe auspicabile una procedura basata sulla volontarietà, attraverso l’approvazione dei consigli di classe o di istituto, e non un obbligo imposto per legge”.
Maltrattamenti e violenze da parte dei docenti, ma anche e soprattutto il bullismo contro i ragazzi più deboli. Quali sono i dati di denunce in vostro possesso e cosa chiedete alle Istituzioni per rendere più inclusiva e sicura la scuola italiana?
“È prima di tutto dovere delle Istituzioni e della società intera promuovere nuovamente una cultura dell’inclusione e ridimensionare quella della performance. Il recente spot televisivo di sensibilizzazione sul tema del bullismo, promosso dalla Presidenza del Consiglio, è un primo passo che andrebbe però rafforzato anche con altri strumenti più diretti nelle scuole di ogni ordine e grado, coinvolgendo anche gli insegnanti. Per quanto riguarda le denunce, i dati statistici sulle denunce sono in mano ai ministeri competenti, da parte nostra facciamo il possibile per stigmatizzare nell’opinione pubblica casi e comportamenti di cui veniamo a conoscenza”.
@PiccininDaniele