“L’umanità è morta oggi in Siria”. Lo sconforto di Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, arriva attraverso un tweet subito dopo l’ennesimo raid aereo sulla città di Khan Sheikhoun, nella provincia settentrionale di Idlib, nel quartiere Shemali.
Un attacco che, secondo le opposizioni, sarebbe stato condotto con letali armi chimiche, come il gas sarin.
Al primo raid aereo, avvenuto alle 04:30 del mattino di martedì, ne sono seguiti altri e molti razzi hanno colpito gli ospedali, in cui vi erano ricoverati sopratutto bambini. Al momento il numero delle vittime rimane ancora incerto ma, secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, l’attacco ha fatto almeno 72 vittime, tra cui 20 bambini e 17 donne. Ma, secondo Ansa, il bilancio potrebbe aggravarsi perché risulterebbero altre 160 persone intossicate, alcune delle quali in gravissime condizioni.
L’indignazione della comunità internazionale
E l’indignazione generale divampa, come quella del direttore generale dell’Unicef, Antony Lake che ha affermato: “Le immagini di bambini che muoiono e soffocano per le strade di Idlib in Siria a causa di un presunto attacco con armi chimiche è terribile e ci spezza il cuore. Se confermati, questi attacchi devono spingere a fare di più che dimostrare la nostra indignazione, devono costringere tutti coloro che hanno il potere e la possibilità di porre fine a queste terribili violenze ad intraprendere azioni concrete”.
Sono infatti 280.000 i bambini intrappolati, sotto assedio e tagliati fuori dall’assistenza umanitaria a causa di queste ripetute violenze sul territorio siriano, comprese Damasco, Aleppo e Hama.
Anche Save the Children, l’organizzazione umanitaria internazionale, si è attivata per far luce su questo ennesimo attacco. Per ottenere giustizia ha chiesto immediatamente un’indagine imparziale sull’attacco e una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per concordare i passi successivi.
E, come affermato da Sonia Khush, direttore di Save the Children in Siria: “Idlib è la patria di circa due milioni di civili, tra cui molte persone sfollate a causa del conflitto nella vicina Aleppo e in altre aree. L’incontro di domani dei ministri degli esteri e del Segretario Generale delle Nazioni Unite a Bruxelles deve affrontare la minaccia dei continui assalti e la brutalità che hanno vissuto a Idlib. Non possiamo permettere che la situazione degeneri come abbiamo visto ad Aleppo Est”.
Un’altra importante dichiarazione arriva questa volta da un funzionario del Dipartimento di Stato americano: “Se sarà confermato che l’attacco in Siria è un attacco chimico, come sembra, si tratta chiaramente di un crimine di guerra”.
“Un attacco inumano, che costituisce una minaccia per i negoziati di pace”, è invece ciò che ha detto il presidente turco Erdogan, che si è premunito di chiamare anche il presidente russo, Vladimir Putin che, nonostante le forti pressioni internazionali continua a sostenere il suo alleato di sempre.
Anche la Gran Bretagna e la Francia hanno richiesto un incontro d’emergenza del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite. Non da meno l’Italia, che ha assicurato sarà in prima linea al Consiglio di sicurezza dell’Onu, con la ferma volontà di fare chiarezza sulle probabili responsabilità.
Nell’attesa che queste responsabilità vengano definite ed eventualmente condannate, è lecito però domandarsi se realmente le cose siano come ci vengono presentate. E non ci riferiamo solamente a Bashar Al-Assad, colui che in questo momento sembra, a detta di molti, l’unico possibile mandante di questi raid, ma anche sull’ attendibilità che questi attacchi siano davvero avvenuti con il letale gas nervino.
L’analisi: “I colpevoli ci sono, certo. Ma non sempre sono quelli che diamo per scontati”
Un parere in controtendenza, a conferma di queste riflessioni, arriva da Domenico Leggiero, responsabile del comparto difesa dell’Osservatorio militare e ispettore agli armamenti C.F.E (Control Force Europe): “La possibilità che non si tratti di gas nervino, non è poi così remota – ha detto – e si può racchiudere in tre aspetti. Il primo è che l’attacco è stato troppo circoscritto e le vittime, per quanto dirlo sembri una bestemmia, sono state poche. Il gas sarin, che è un particolare gas nervino privo di colore, odore o sapore, ha una tossicità talmente elevata che basta un’esposizione piccolissima ad esso per portare alla morte per soffocamento nel giro di un minuto. Non solo, gli effetti sono drammatici e venirci a contatto, oppure inalarlo, causa violenti conati di vomito, fuoriuscita di feci e urina e spasmi muscolari.
“Naturalmente – prosegue Leggiero – ciò che stiamo ipotizzando è quello che si può evincere, ipotizzare da qui. E, se è vero che le immagini che ci sono arrivate attraverso i media mostrano nella loro cruda realtà le condizioni dei siriani dopo l’attacco, a parer mio, e secondo la mia esperienza, l’attacco non è stato fatto con gas nervino. Le vittime sarebbero state molte di più e l’area non sarebbe rimasta di certo così circoscritta. Molto più probabile che si tratti di agenti tossici, comunque nocivi, ma non ascrivibili assolutamente ai danni che può fare il gas nervino. Per capire davvero come sono andate le cose, basterebbe inviare degli ispettori come normalmente viene fatto in questi casi, ma in Siria questo non è ancora avvenuto”.
Il secondo aspetto, evidenziato dall’esperto, riguarda invece la strategia geopolitica in atto: “Nonostante in questo momento tutti puntano il dito contro Assad, io credo che la verità sia molto diversa da quella che sembra. Pensiamoci. Per Assad, la più grande bomba nucleare, metaforicamente parlando, non è un’arma di distruzione di massa, ma il suo miglior alleato, Putin. Da sempre infatti il leader russo lo appoggia mantenendo alta la sua credibilità. Le accuse che ora gli vengono contestate, sull’eventuale utilizzo di armi chimiche, altro non è che una strategia per farlo fuori, e quale miglior ‘arma’ sarebbe condannarlo per un crimine di guerra?”.
“La cosa che mi insospettisce di più, e sembra convalidare la mia tesi è l’immediato ergersi a censore del ‘buon’ Erdogan. Il quale, fino a prima dell’attacco era considerato, giustamente, la pecora nera dell’Europa e Medio Oriente – prosegue Domenico Leggiero nella sua analisi – e ora sarebbe l’unico che da tutto questo ci guadagnerebbe. Basta avere qualche elemento di geopolitica e conoscenza del quadro operativo della situazione per capire che queste ipotesi non sono del tutto infondate, anzi. Di fatto qui sembra esserci lo ‘zampino turco’. Sì, perchè mentre Assad che segue la corrente yemenita, da buon musulmano dialogante è la mente astuta, Erdogan che da sempre dialoga molto bene con l’Isis, è la mente perversa ed estremista dell’islamismo. Ripeto, sono solo osservazioni”.
Osservazioni che però si ritrovano nelle mosse, nemmeno troppo celate, del dittatore Erdogan che sentendosi accerchiato da una cultura occidentale che si schiera verso un islamismo moderato, vuole dare a tutto questo una definitiva ‘spallata’.
Secondo Leggiero, gli scenari futuri sembrano tutt’altro che rosei: “E’ probabile un’altro attacco, ma questa volta devastante e da parte della Russia. Lo scacchiere geopolitico è in totale fermento, difficile capire quale sarà la prossima mossa. Una cosa è certa, per porre fine a questi eterni conflitti servirebbe l’intervento reale dell’Onu, che dovrebbe trasformarsi da ‘organismo evanescente’ quale è stato fino ad ora, ad organismo attivo e concreto. Le potenze internazionali, per quanto vogliano non possono fare molto. L’Italia, troppo impegnata a guardare alla sua politica interna, poi non ha nessuna credibilità attualmente a livello internazionale. Per concludere posso dire solo una cosa, attenzione a quelle che sono conclusioni e affermazioni affrettate. Soprattutto quando sono frutto di immagini drammatiche, suggestive come quelle che sono arrivate alla nostra attenzione in questi giorni. I colpevoli ci sono, certo. Ma non sempre sono quelli che diamo per scontati”.
Scontro all’Onu. Mosca respinge la bozza di documento: “Ricostruzioni false”
E mentre in Siria si contano i morti, al Consiglio di sicurezza dell’Onu la Russia difende Assad. La risoluzione proposta da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, è stata definita da Mosca “inaccettabile” perché conterrebbe “notizie false”. Il vice rappresentante russo all’Onu ha dichiarato: “Non vediamo un particolare bisogno di adottare una risoluzione” in seguito all’attacco. La posizione della Russia, dunque, è netta: “Mosca ha sempre condannato l’uso di armi chimiche in ogni circostanza e affermato che gli autori devono essere ritenuti responsabili”. In questo caso, però, “la campagna anti-Damasco deve essere cestinata nella discarica della storia”. Poi l’affondo: “Ogni volta che ci sono progressi nei colloqui politici sulla Siria avvengono strani incidenti, come l’attacco di ieri”.
Il Consiglio di sicurezza, dunque, al momento è paralizzato dall’annunciato veto di Mosca, mentre gli Usa minacciano un’azione unilaterale se dovesse fallire l’azione collettiva delle Nazioni Unite.