La difesa missilistica di Israele è ufficialmente al completo. Il David’s Sling Weapon System (Fionda di Davide), progettato congiuntamente con gli Stati Uniti per intercettare i missili a medio raggio, è operativo. La cerimonia di inaugurazione si è svolta domenica scorsa presso la base militare di Hatzor alla presenza del primo ministro, Benjamin Netanyahu, del ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, e del Capo di Stato maggiore, Gady Eisenkot. “La tecnologia d’avanguardia del David’sSling contribuirà a proteggere Israele”, ha dichiarato Netanyahu.“Chiunque cercherà di minacciare la nostra esistenza sarà colpito”. “Israele – ha continuato il premier – detiene la migliore tecnologia del settore e continuerà a essere un’avanguardista in questo campo”. “In un momento di ristrettezza economica – ha concluso Netanyahu – il governo e il popolo di Israele sono grati agli Stati Uniti per il loro continuo supporto”.
Il sistema antimissile David’s Sling
Il sistema antimissile David’s Sling rappresenta una pietra miliare fondamentale nella cooperazione tra Tel Aviv e Washington. Il nuovo sistema di difesa è stato sviluppato dalla compagnia israeliana Rafael e dal suo partner statunitense Raytheon. Concepito già negli anni Ottanta, è frutto di un processo di sviluppo iniziato nel decennio successivo, in risposta alle minacce dell’epoca. A dimostrare quanto Israele fosse vulnerabile ad attacchi missilistici provenienti dalla regione fu il lancio di Scud da parte dell’Iraq di Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo del 1990. Al tempo, infatti, il sistema antimissile Patriot schierato da Washington a protezione dell’alleato israeliano si dimostrò scarsamente efficace nell’intercettare gli Scud in arrivo, che pure non erano dotati di un sistema di guida preciso e di sistemi d’inganno.
Oggi Israele possiede un sistema di difesa antimissile a più livelli, considerato uno dei migliori tra quelli operativi tra le forze armate mondiali. Il David’s Slig colma il divario fra l’Iron Dome, pensato contro razzi, proiettili di artiglieria e missili a corto raggio, e l’Arrow-3: progettato invece per colpire missili balistici a lungo raggio. Il nuovo sistema è in grado di distruggere razzi, proiettili guidati, missili cruise a bassa altitudine, aerei e droni, anche in profondità nel territorio nemico. Il David’s Sling, inoltre, è dotato di un MMR (multi-missile radar) che trasferisce i dati in tempo reale a un centro di controllo del fuoco che calcola le traiettorie dei possibili bersagli.I tre sistemi integrati sono pensati anche per controbattere a eventuali attacchi su più fronti. Due dei possibili scenari ipotizzati riguardano il lancio di missili a corto e medio raggio da parte del gruppo sciita libanese di Hezbollah e i missili a lungo raggio dall’Iran.
Seppure non privo di tensioni, il rapporto tra Israele e Stati Uniti resta privilegiato. E lo stanziamento di 38 miliardi di dollari di aiuti militari su dieci anni, concesso a settembre da Washington a Tel Aviv, ha di certo contribuito al consolidamento di questo status. Tuttavia una delle questioni sulle quali le due parti continuano ad avere posizioni divergenti o, quantomeno, non perfettamente concordi riguarda la costruzione di colonie in Cisgiordania. Nella giornata di lunedì, i colloqui in merito tra i due alleati sono stati sospesi per assenza di progressi. Nulla ha potuto il rappresentante speciale per i negoziati internazionali del presidente Donald Trump, Jason Greenblatt, che nelle ultime settimane aveva incontrato i leader israeliani e palestinesi più volte. E neppure i rappresentanti del governo israeliano e l’ambasciatore di Israele a Washington, Ron Dermer, che avevano raggiunto Greenblatt nella capitale statunitense la scorsa settimana, a seguito del suo incontro con il premier Netanyahu in Israele, all’inizio del mese. I colloqui restano fermi.
Le tensioni sulla Striscia di Gaza
Sempre in ambito internazionale, in questi giorni le autorità israeliane sono state oggetto di nuove accuse da parte dell’organizzazione non governativa Human Rights Watch (Hrw), secondo cui Tel Aviv bloccherebbe l’accesso da e per la Striscia di Gaza ai ricercatori impegnati nella documentazione di abusi.”A partire dal 2008 – si legge nel rapporto intitolato “Unwilling or Unable: Israeli Restrictions on Travel to and from Gaza for Human Rights Workers” – Hrw è riuscita in una sola occasione a ottenere il permesso perché personale straniero potesse raggiungere Gaza via Israele. E’ accaduto durante una visita nel settembre 2016 che le autorità israeliane hanno definito eccezionale”. Uguali restrizioni, secondo Human Rights Watch, sono in vigore sul fronte egiziano, dal momento che “né Human Rights Watch né Amnesty International sono riuscite a mandare proprio personale a Gaza attraverso l’Egitto dal 2012”. “Tali restrizioni – conclude l’ONG – mettono in discussione le affermazioni delle autorità israeliane sull’importanza delle organizzazioni per i diritti umani come fonte di informazione per le indagini sui crimini commessi durante la guerra del 2014”.
Intanto, sul fronte interno, un nuovo “attacco terroristico” – così definito dalla polizia di Tel Aviv – è stato registrato in Israele nel fine settimana. Due ragazzi di 18 e 23 anni sono stati feriti a colpi di coltello nei pressi della porta di Damasco, nella città vecchia di Gerusalemme, lo scorso sabato. L’aggressore, un 17enne palestinese di Nablus, è fuggito tentando di nascondersi in un’abitazione, ma è stato individuato dalle forze dell’ordine.Un poliziotto di 20 anni è rimasto ferito in una colluttazione con il giovane, che è stato poi ucciso dal colpo di pistola di un altro agente.