“Adesso è arrivato il momento in cui non si può più guardare a questi problemi senza guardarci fino in fondo dentro e senza cercare di intervenire in maniera forte in questa direzione”. Lo ha dichiarato a Ofcs.report il presidente Unicef Italia, Giacomo Guerrera, in riferimento a tre fenomeni delicati e importanti: la povertà minorile in Italia, la condizione dei minori rifugiati in Europa e il dramma delle spose bambine.
Contrastare la povertà minorile: il recente disegno di legge approvato dal Senato
Il 9 marzo l’Assemblea del Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega per il contrasto alla povertà. Si parla spesso della situazione tragica dei minori in situazioni di guerra e nelle zone più disagiate nel mondo ma anche in Italia negli ultimi anni si assiste a un fenomeno tristemente in ascesa: l’aumento della povertà con gravi conseguenze sui minori presenti nel nucleo familiare. “Un importante passo in questa direzione è stato compiuto. Ci auguriamo che non ci si fermi qui e che il nostro governo, nelle sue possibilità, dia un sostegno forte ai poveri italiani”. L’Unicef ha seguito con attenzione l’iter parlamentare che ha portato all’approvazione del disegno di legge povertà, che ha introdotto una misura nuova e importante: il reddito di inclusione (Rei), uno strumento finalizzato a sostenere le famiglie in condizioni di povertà assoluta, che secondo le stime corrispondono a circa 400 mila unità, a partire dai nuclei con bambini.
Il viaggio della morte dei bambini migranti
L’appello del presidente Guerrera è diretto a un intervento concreto da parte paesi industrializzati al fine di attuare politiche di sviluppo sostenibile che forniscano aiuti e assistenza alle popolazioni nei loro Paesi d’origine, dando una forte risposta alla migrazione. Oggi, infatti, stiamo assistendo ai più elevati livelli di migrazione mai registrati. Di questi migranti c’è un gran numero di minori al di sotto dei 18 anni. Sono proprio loro, i bambini in fuga dalla guerra, dalla violenza, dalla povertà dei propri paesi, i più vulnerabili e bisognosi di un sostegno. Un recente rapporto dell’Unicef evidenzia che sono circa 50 milioni i bambini in fuga. Nove minori su dieci che hanno attraversato il Mediterraneo nel 2016 erano non accompagnati. In totale, 25.846 bambini hanno compiuto la traversata, ovvero il doppio rispetto all’anno precedente. Purtroppo questa stima non accenna a diminuire. E anche il numero delle vittime che riposano lungo la rotta del Mediterraneo centrale sta aumentando. Secondo i dati, soltanto l’anno scorso 4.579 persone, tra cui oltre 700 bambini, sono morte attraversando il Mediterraneo centrale, tra la Libia e l’Italia: ovvero 1 su 40 di coloro che hanno tentato di attraversare la tratta. Un viaggio che equivale a pericolo e morte.
Infanzia violata: il dramma delle spose bambine
“Alla base di questo fenomeno c’è un problema culturale forte ma anche di povertà. I genitori vendono i propri figli per ricevere in cambio soldi necessari al sostentamento della famiglia” afferma Guerrera. Oggi nel mondo ci sono oltre 700 milioni di donne che si sono sposate in età minorile e che hanno dovuto rinunciare ad avere una crescita normale, fisica e mentale. Ogni anno 15 milioni di matrimoni hanno per protagonista una minorenne. Una volta su tre si tratta di una bambina con meno di 15 anni. Hanno dovuto spesso affrontare violenze domestiche e gravidanze precoci che in molti casi hanno causato complicazioni gravi, portandole alla morte. Almeno 70.000 ragazze tra i 15 e i 19 anni muoiono a causa di complicazioni durante la gravidanza e il parto. Bambine, o nella migliore delle ipotesi ragazzine, a cui viene rubato il futuro in cambio di un pezzo di pane.