In Italia ogni anno si disperde il 38,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia. Una perdita giornaliera enorme il cui volume, stimando un consumo medio di 89 metri cubi annui per abitante, soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni di persone. A presentare i dati è l’Istat, nel corso della Conferenza nazionale sull’acqua che si è tenuta a Roma nell’ambito delle celebrazioni della Giornata mondiale.
Un’Italia che consuma 245 litri pro capite al giorno e che diffida dal bere l’acqua del rubinetto: il 29,9% delle famiglie, infatti, preferisce l’acqua minerale in bottiglia. Una sfiducia che raggiunge quote del 63% in Sardegna, del 57% in Sicilia, del 46,5% in Calabria e del 35,1% in Molise; unica eccezione la Basilicata, dove è al 16,2%. Al Centro, la percentuale più alta si registra in Toscana (38,9%); risulta trascurabile, invece, nelle province autonome di Bolzano (2,7%), Trento (3,7%) e in Valle d’Aosta (7,4%).
Sul fronte dei consumi a livello nazionale, nel periodo 2001-2010 si è mediamente registrato un aumento di circa il 6% della quantità di risorse idriche rinnovabili rispetto ai trent’anni precedenti (1971-2000). La media della precipitazione totale nel periodo 2001-2010 è superiore dell’1,8% al valore del trentennio 1971-2000. Il deflusso totale medio complessivo a mare dei corsi d’acqua e delle acque sotterranee è stato, in media annua, di 123 miliardi di metri cubi nel decennio 2001-2010, in leggero aumento (+6%) rispetto al trentennio 1971-2000 (116 miliardi di metri cubi).
I prelievi di acqua effettuati nel 2012 sono stati destinati per il 46,8% all’irrigazione delle coltivazioni, per il 27,8% a usi civili, per il 17,8% a usi industriali, per il 4,7 % alla produzione di energia termoelettrica e per il restante 2,9% alla zootecnia. Il volume di acqua erogata agli utenti delle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia è stato di 1,63 chilometri cubi nel 2015 (circa dieci volte la capacità massima dell’invaso del Vajont), che corrisponde a un consumo giornaliero di 245 litri per abitante (23 litri in meno rispetto al 2012).
Guardando alla spesa ogni famiglia nel 2016 ha investito mediamente al mese 10,27 euro per l’acquisto di acqua minerale. Una spesa che è in crescita del 3,7% rispetto al 2015, dopo una contrazione del 24,4% tra il 2008 e il 2014. L’Istat rileva comunque che migliora il giudizio delle famiglie sull’erogazione d’acqua nelle loro abitazioni. La quota che lamenta irregolarità nel servizio, pur in leggero aumento nell’ultimo anno, passa dal 14,7% nel 2002 al 9,4% nel 2016. Il problema è maggiormente segnalato dalle famiglie residenti in Calabria (37,5%) e in Sicilia (29,3%).
La tutela dell’acqua è uno dei punti cardine dell’azione di governo, ha ricordato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, intervenendo alla Camera alla conferenza nazionale “Acque d’Italia”. “Noi le risorse ce le abbiamo, adesso il problema è di spenderle e spenderle bene. Ci sono oltre 3 miliardi di risorse per l’ambiente – ha aggiunto – chi ha la faccia di chiedere altri soldi da spendere? Io non ce l’ho. Il nostro problema oggi è spenderli, in fretta e bene“. Sulla proposta di rendere l’acqua un bene pubblico il ministro ha spiegato che “l’acqua è per definizione un bene comune, universale e pubblico, poi la gestione è un’altra cosa, e può essere privata o pubblica, si scelga il migliore e non è detto che il privato sia meglio del pubblico”.
A ribadire l’impegno del governo Gentiloni è stato anche il ministro per la Coesione Territoriale e del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che ha ricordato lo stanziamento da parte dell’esecutivo “di 4,5 miliardi di euro per la riduzione delle perdite della rete idrica e per la depurazione. Le criticità che il paese deve recuperare sono le perdite nella rete e la depurazione” ha spiegato De Vincenti. “L’acqua è un bene comune e per questo sono state stanziate risorse importanti, soprattutto con I patti per il sud. I primi interventi di questi patti sono partiti, vogliamo andare avanti in questa direzione”.
Per Erasmo D’Angelis, responsabile della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, “siamo tra i Paesi al mondo più ricchi d’acqua. Abbiamo circa 300 miliardi di metri cubi di piogge all’anno, più della Gran Bretagna e della Germania, 1.242 fiumi, tante falde ricche di acqua di grande qualità che vanno tutelate”. Eppure le Regioni pagano circa 60 milioni di euro l’anno per quanto riguarda le infrazioni legate alla mancata depurazione. “È un problema che ci trasciniamo da decenni e il governo ha istituito un commissario nazionale sulle depurazioni perché abbiamo necessità di correre per realizzare le infrastrutture necessarie”.
@PiccininDaniele