Ministero, Comune, Provincia e Regione. Il polverone intorno al gasdotto Tap fatica a diradarsi e si arricchisce ogni giorno di una nuova guerra di carte. L’ultima presa di posizione risale a una settimana fa. Una diffida del Comune di Melendugno che, con il sostegno della Regione Puglia, ha tentato di fermare i lavori relativi all’espianto di 211 ulivi, solo una parte dei numerosi alberi coinvolti dai lavori per il gasdotto.
Nello specifico, l’area interessata è quella che diverrà il punto di uscita del micro-tunnel, il tubo sotterraneo di 8 chilometri che costituisce il collegamento ultimo tra mare e terra. Proprio qui è nata la discordia tra tap e no-tap. La motivazione? Proteggere, come ribadito più volte dal presidente della Regione, Michele Emiliano, uno dei tratti di costa più amati e frequentati d’Europa e garantire la sopravvivenza degli ulivi, fulcro economico e vanto del territorio, da un’opera considerata distruttiva.
Nel giorno in cui in Nuova Zelanda il Parlamento investe il fiume Whanganui del titolo di persona fisica, a Melendugno la battaglia si concentra su 211 ulivi. Le manifestazioni pacifiche del Comitato no-tap hanno segnato giornate incandescenti solo dal punto di vista amministrativo. Al di là delle posizioni fermamente opposte, la questione sembra essere diventata una battaglia giuridica e formale.
Ciò che Comune e Regione contestano a Tap è la mancanza di autorizzazioni per iniziare i lavori su quel terreno, sul quale sono presenti 230 ulivi. Sedici alberi secolari, 4 affetti da xylella (e già abbattuti) e 211 alberi da muovere nell’area di stoccaggio. Una situazione che l’iter di botta e risposta ha trascinato ai limiti dell’incomprensibilità. L’ultimo via all’espianto degli ulivi è stato dato dall’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, organo che, secondo i no-tap, non possederebbe questa autorità. La contestazione è partita dalla diffida del sindaco di Melendugno Marco Potì, che ha successivamente chiesto il sequestro il terreno. Poi è arrivata fino alla Commissione Europea, con l’interrogazione parlamentare dell’eurodeputata del M5S Rosa d’Amato. Ad essere messe in dubbio sono la mancata autorizzazione Via (Valutazione impatto ambientale), la validità dell’area destinata allo stoccaggio degli ulivi (ovvero l’area nella quale saranno conservati durante i lavori del micro-tunnel prima di essere re-impiantati nell’area originaria) e l’approvazione dei lavori. Sebbene approvate dalla stessa Regione Puglia, le autorizzazioni sarebbero da rivedere in relazione alle modifiche apportate al progetto del micro-tunnel lo scorso febbraio.
Tap conferma con certezza la sua posizione, nelle parole del responsabile media Luigi Quaranta: “Abbiamo tutte le autorizzazioni. La discussione sull’A44 (la Via), si è conclusa il 3 gennaio 2017 con una lettera al ministero dell’Ambiente. Per quanto riguarda la valutazione dell’Osservatorio fitosanitario, è il ministero delle Politiche Agricole che determina che, nel caso di opere infrastrutturali di pubblica utilità, nelle zone affette da xylella (e in questo caso parliamo dell’intera provincia di Lecce), l’Osservatorio può autorizzare l’espianto, ovviamente secondo determinati accorgimenti. L’unica obiezione è stata mossa per i 16 ulivi secolari, che ovviamente usufruiscono di un trattamento diverso”. La questione xylella aggiunge, se ce ne fosse bisogno, ulteriore confusione alla vicenda. Nella giornata di sabato, la marcia dei trattori su Lecce ha ribadito lo stato di difficoltà in cui versano gli agricoltori salentini. Inoltre, non sono mancate contestazioni per il presidente Emiliano, che continua a confermare il suo appoggio agli agricoltori e sollecita un intervento più incisivo del Governo. L’indagine, ancora in corso, sulla gestione dell’emergenza, che ha coinvolto tra gli altri anche i vertici dell’Osservatorio fitosanitario, contribuisce a scaldare il clima e non dirada i sospetti.
Ma, secondo Tap, l’autorizzazione all’espianto arriverebbe dalla stessa Regione, dall’Ufficio Provinciale agricoltura di Lecce, che avrebbe preso in carico la domanda di spostamento, per la legge 144/1951 (che riguarda la possibilità da parte del Comitato provinciale all’agricoltura di avvallare l’abbattimento di alberi di ulivo, ndr) e autorizzato lo stesso. Quaranta precisa anche quale sarà l’area di stoccaggio degli ulivi: “È la zona Masseria del Capitano, sempre nel Comune di Melendugno, che non è distante dall’area di ricezione del gasdotto. Qui gli ulivi verranno tenuti con massima cura possibile, sperando che la xylella non avanzi e sotto il controllo dell’Osservatorio fitosanitario”. Proprio sull’area di stoccaggio fanno leva le proteste. Una battaglia iniziata già nel 2015, quando fu il Tar del Lazio a sbloccare le attività di carotaggio fermate dal Comune di Melendugno mesi prima.Il documento di autorizzazione all’espianto dell’Osservatorio fitosanitario, datato 7 dicembre 2016, si limita a ribadire la propria autorità in materia, elencando le condizioni da soddisfare al fine della validità dell’autorizzazione.
Di fronte a questa infinita confusione, sono proprio la Regione Puglia e il Comune di Melendugno a chiedere di tutta fretta l’intervento del Ministero che, puntuale, arriva nella giornata di venerdì. Mittente, Direzione generale per le valutazioni e autorizzazioni ambientali: “Alla luce degli atti, l’ottemperanza delle prescrizioni afferenti alla Fase 0 è conclusa, e pertanto Tap può dare corso alle attività previste a condizione che siano acquisiti gli eventuali e ulteriori titoli autorizzativi necessari ai sensi della normativa vigente per dare piena attuazione alle attività previste”.
La fase 0, secondo la visione ministeriale, riguarda quindi l’espianto degli ulivi nell’exit point del micro-tunnel e sarebbe da intendersi indipendente, nella sua attuazione, dalle Fasi 1 e 1b, relative alla vera e propria realizzazione dell’opera. Sebbene quindi, in relazione al micro-tunnel, non sia ancora stata confermata la procedura di esclusione della Via, le eventuali valutazioni sulla modifica del progetto, che prevede lo spostamento di 50 metri del punto di uscita a mare, verranno appurate nella fase successiva, come ribadisce Quaranta:“Aspettiamo ancora la procedura di esclusione dal Via, ma i nostri oppositori fanno confusione. Sono anni che l’amministrazione comunale ci mette i bastoni tra le ruote, ci è stato perfino impedito di fare dei normali sondaggi. Tap non ha mai mosso un granello di terreno senza aver avuto le autorizzazioni. Possono rinviare le operazioni di un mese, due mesi, ma la realizzazione del progetto non è messa in discussione. Il gasdotto si farà”.
Un’interpretazione che cozza inevitabilmente con le posizioni di chi continua a ribadire che la legalità deve essere ristabilita. Il Comitato no-tap e il Comune di Melendugno hanno dato il via nella mattina di domenica a un presidio permanente di fronte al cantiere. A Leccecronaca.it, il sindaco Marco Potì ha ribadito la sua posizione: “La mia impressione è che sostanzialmente per un gioco, per far apparire ciò che non è, la Tap vuol dimostrare a qualcuno che è lontano dal Salento, e magari sta in centro Europa, che le grandi operazioni per la ‘grande opera’ siano iniziate.”
Questo messaggio però non sembra aver coinvolto i diretti interessati. Il rumore della guerra di carte pugliese è arrivato lontano. Facendo eco alle preoccupazioni espresse dal Commissario Europeo per l’Unione dell’energia Marcos Sefcovicche, lo scorso febbraio, aveva riportato i timori dei partner Tap in relazione ai ritardi dei lavori in Puglia, il ministro Calendaa Baku ha dichiarato di sentirsi umiliato perché l’Italia è l’unico Stato coinvolto nel progetto a non aver ancora completato le procedure. In merito, Quaranta ripete: “Anche io mi sento umiliato, di come la Regione Puglia non sia stata capace di concludere la procedura amministrativa. Le verifiche di ottemperanza sono nelle loro mani da mesi e mesi”.
La conferma dell’ingarbugliamento sulla situazione arriva nelle ultime ore di ieri. La mobilitazione dei manifestanti voluta dai Comuni di Melendugno e Vernole ha fermato il lavoro nel cantiere di San Foca. TAP comunica di aver “soprasseduto ad operazioni di espianti degli ulivi, limitandosi ad altre attività comunque ad esse propedeutiche”. Intanto, gli oppositori chiedono alle autorità di fermare i lavori fino al giudizio sull’impugnazione delle autorizzazioni davanti alla giustizia amministrativa. Anche il Presidente Emiliano, dopo le incertezze della Regione, è intervenuto direttamente nella vicenda: “La Regione Puglia considera non ottemperata la prescrizione 44, quindi secondo noi lo spostamento degli ulivi è illegittimo”.