Attacchi ai centri ebraici, minacce per strada ai passanti e intimidazioni quotidiane agli studenti. Sono queste le notizie che quotidianamente provengono dalla Francia. L’ultimo fatto di cronaca riguarda due giovani ebrei con la Kippà, il copricapo tipico, picchiati e minacciati di morte nella periferia nord-est di Parigi, a Seine Saint-Denis. Il 25 febbraio scorso è stata aperta un’inchiesta secondo la quale “si tratta a tutti gli effetti di un’aggressione antisemita”. Sono molte, negli ultimi anni, le situazioni del genere. Cavalcando quest’onda e ritirando fuori uno storico odio, Marine Le Pen sull’antisionismo sta costruendo parte della sua campagna elettorale.
Solo l’ultima delle tante.
Due giovani di religione ebraica, 29 e 17 anni, mentre erano alla guida di un’automobile sono stati insultati dagli occupanti di un’altra auto: li hanno costretti a fermarsi al grido “sporco ebreo, ti ammazzo”. Una volta fermi, gli aggressori sono stati raggiunti da altri complici che hanno malmenato i due ragazzi. Il padre dei due giovani, Armand Azoulay, è il presidente della comunità ebraica della vicina Bondy e ha parlato di “una violenza di una bestialità incredibile”. In Italia non siamo abituati a questo tipo di aggressioni mirate contro il mondo ebraico, mentre in Francia sta crescendo tantissimo. Secondo il CRIF (il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia) è “un fenomeno che va guardato con attenzione e non sottovalutato. Per le ripercussioni che può avere e per l’annullamento della memoria storica. Stiamo facendo di tutto perché i 470mila ebrei residenti in Francia vivano normalmente”.
I populisti, novelli “odiatori” degli ebrei.
Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra Front National, ha detto che sarebbe meglio per gli ebrei (e i fedeli di altre religioni) non esporre i simboli del loro culto, come la kippà. Le sue dichiarazioni avevano scatenato polemiche anche perché, nella stessa intervista televisiva, Le Pen affermava che con lei all’Eliseo i cittadini israeliani e gli altri extraeuropei, a eccezione dei russi, non avrebbero potuto mantenere la doppia cittadinanza, essendo dunque costretti a scegliere tra quella francese e quella, in questo caso, israeliana.
Con questi slogan Le Pen sottintende la denuncia di una “doppia fedeltà tipica dell’ebreo” che è la radice concettuale più profonda dell’antisemitismo del ‘900, con implicito rimando ai Protocolli dei Savi di Sion. Un grande calcolo politico quello del FN: Le Pen eccita oggi i più profondi sentimenti di diffidenza razziale nei confronti degli ebrei, che sono parte costituente del bagaglio storico del sanfedismo così radicato nella Chiesa francese e nell’elettorato moderato e centrista.
La percezione dei francesi delle comunità musulmane e ebraiche a confronto.
L’Ipsos, l’Istituto di sondaggi francese, ha portato avanti un’inchiesta durata 18 mesi. Mirava a capire come i cittadini dell’Esagono percepiscano le due comunità, e anche come queste ultime si percepiscano tra loro. I risultati fanno paura: l’odio nei confronti delle due comunità è pressoché identico.
Se il 54% delle persone pensa che l’immigrazione impoverisca il paese, il 29% dichiara di aver avuto problemi a relazionarsi con la comunità magrebina. Dall’altra parte, ne vengono fuori pregiudizi antisemiti e inquietudini crescenti. Il 56% dei francesi (1 su 2) considera gli ebrei ben integrati, ma tante sono le dichiarazioni di chi li vede “con molto potere”, “troppo più ricchi rispetto ai francesi”. Il 41% pensa che “sono troppo presente nei media”, il 60% considera “la comunità ebraica responsabile del crescente antisemitismo”. Percezione finale? Il 13% della popolazione francese intervistata, una persona su 10, dice che “ci sono troppi ebrei in Francia!”. Altro lato della medaglia: secondo il 92% degli ebrei “negli ultimi cinque anni l’antisemitismo in Francia è sicuramente aumentato”.
Una nazione più pericolosa per gli ebrei.
L’ex ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha dichiarato che l’antisemitismo è una “tradizione francese”, creando non poche polemiche. La vecchia Francia dei livore antisemita eccitato dall’affaire Dreyfus delle riviste La Croix degli agostiniani e Études dei gesuiti, riemerge e trova una rappresentanza politica, a dimostrazione che la fuga di 8 mila ebrei francesi in Israele negli ultimi due anni ha ragioni ben più serie della paura per i pur insopportabili e concreti atti di razzismo materiale. Alain Granat è il direttore di Jewpop.com, un magazine online nato come sito di cultura ebraica e diventato ora luogo di dibattito politico multi religioso è molto allarmato per ciò che sta succedendo: “E’ un problema globale di tutta la Francia. Va oltre l’antisemitismo. La Le Pen cerca da tempo di accarezzare l’elettorato ebraico, ma utilizzando proprio il ricatto della paura, del rischio delle aggressioni in banlieue per esempio. Queste ultime aggressioni sono più preoccupanti di quelle del 2005 perché nel frattempo le periferie sono state completamente abbandonate. Se dovesse vincere il Front National molti ebrei faranno le valigie, non solo per l’antisemitismo, ma anche per ragioni economiche: la Francia piomberebbe infatti in una crisi nera”.
Tempo fa un rapporto del ministero della Diaspora israeliano ha definito “la Francia la nazione più pericolosa per gli ebrei“. L’’Affaire Dreyfus, il maggiore conflitto politico in Francia dal 1894 al 1906 (nato in seguito all’accusa di tradimento mossa all’innocente capitano di origine ebraica Dreyfus) è ancora del tutto attuale.