“Alla politica chiediamo di rispettare l’impostazione di una legge che non può e non dovrà normare le relazioni tra medico e paziente”. Ad affermarlo, in un’intervista rilasciata a Ofcs.report, è il dottor Maurizio Scassola, vice presidente di Fnomceo (Federazione nazionale dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri).
La legge sul Testamento Biologico, appena emendata in commissione Affari Sociali della Camera, sta facendo riaffiorare in Italia la spaccatura sui temi etici fra due fronti: pro Vita e pro Eutanasia. Come giudicate il testo che sarà discusso in Aula a partire dal 16 marzo?
“Dal punto di vista della Professione, questa Legge non può essere una occasione di spaccatura tra pro Vita e pro Eutanasia semplicemente perché la Legge è fatta per offrire una scelta alla persona che, nella sua autonomia, ha il diritto di scegliere non tra vita e morte, ma semplicemente per una buona vita. Nella legge vedo un equilibrio tra la autonomia del paziente e quella del medico: viene lasciato uno spazio di accordo tra queste due autonomie sempre nel rispetto delle scelte della persona che viene curata. Alla politica chiediamo di rispettare l’impostazione di una legge che non può e non dovrà normare le relazioni tra medico e paziente; in questo senso abbiamo sempre auspicato una norma mite, sottesa da una relazione forte tra le persone coinvolte nelle scelte e da una organizzazione umanizzante che protegga e sostenga le scelte”.
In molti hanno espresso dubbi sul ruolo del medico chiamato “a eseguire come mero notaio il mandato del paziente”. Da un punto di vista puramente deontologico non ritiene che si possa mettere in discussione l’alleanza terapeutica e il principio del favor vitae che è un punto cardine nel nostro Sistema Sanitario Nazionale?
“Il medico non è un mero esecutore: se non condivide le scelte del paziente, motivando la sua opposizione e giustificandola nella documentazione clinica, deve individuare un collega al quale affidare la continuità di cura, non abbandonando il paziente per un solo istante. Il SSN deve garantire questa possibilità: questa attività di continuità di cura deve essere un imperativo deontologico per il medico, un indicatore della qualità nella assistenza socio – sanitaria e un indicatore di risultato per i Direttori Generali”.
Uno dei punti più discussi è la possibilità di rinunciare a idratazione e alimentazione, intese come cure mediche e non di sostegno vitale. È così?
“La idratazione e la nutrizione sono strettamente legate a indicazioni cliniche specifiche, questo per il bene della persona che assistiamo. E’ il medico che deve valutare, anche su consulenza specialistica, se vi sono indicazioni o controindicazioni. Un medico attento, competente e sensibile, con una corretta e puntuale informazione al paziente, può offrire le soluzioni più adeguate a quella persona, nella sua specifica condizione. Se il paziente rifiuta le cure il medico deve tenerne conto”.
Pochi giorni fa l’associazione Luca Coscioni ha lanciato una “Carta dei Medici” che chiede di specificare nella proposta di legge in oggetto la possibilità per il medico, su richiesta del paziente, di operare una sedazione palliativa profonda continua con sospensione delle terapie, in modo da accompagnare il paziente a morire senza soffrire. Cosa ne pensa?
“La sedazione profonda ha già le sue indicazioni e i suoi criteri applicativi. Non abbiamo bisogno di ulteriori norme. I medici, nell’ambito delle cure palliative, hanno già condiviso modelli organizzativi, assistenziali e criteri per attivare la sedazione profonda. La politica deve sostenere queste scelte umane, professionali e organizzative, imponendo alti standard di qualità anche per aiutare le equipe multiprofessionali che lavorano in strutture spesso non all’altezza di questi delicati compiti. Le diverse figure professionali, con compiti e attività specifiche, rappresentano un grande valore aggiunto per il SSN e un grande banco di prova per un SSN moderno, democratico e che pone veramente al centro la persona”.
Il Testamento Biologico apre una finestra su un mondo spesso dimenticato che è quello dei malati terminali, la loro assistenza e le cure palliative. Quali sono le vostre proposte per migliorare il Ssn?
“Portare, in modo diffuso, l’assistenza al paziente terminale a domicilio, nel suo ambito familiare più accogliente ed efficace. Vedo con grande speranza la possibilità di integrare, in questa formidabile esperienza umana e professionale, il volontariato, il terzo settore e i professionisti della salute che operano nel SSN. Abbiamo nel nostro Paese esperienze straordinarie che possono dare un esempio di grande partecipazione e responsabilità per una vera umanizzazione delle cure”.
L’introduzione delle Dat nel nostro ordinamento potrebbe riaprire anche il fronte dell’obiezione di coscienza dei medici, liberi appunto “in coscienza”, di rifiutarsi di “staccare” la spina ai pazienti gravemente malati che ne facessero richiesta. Uno scenario che fa molto discutere quando si parla dell’applicazione della 194 e che ora potrebbe replicarsi con il Testamento Biologico. Anche qui si tratterà di trovare un equilibrio tra i diritti e i doveri deontologici dei medici. È possibile?
“Non vedo affinità tra la legge 194 e il disegno di legge “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”. Il medico non ha obblighi vincolant,i ma deve instaurare con la persona, i suoi familiari o il fiduciario un rapporto di piena disponibilità e di collaborazione che ha come punto di partenza le volontà della persona. La relazione che si instaura tra questi soggetti e il progetto di vita che viene condiviso devono essere il risultato di questo accordo. Il medico, secondo me giustamente, non può essere obbligato, come un mero esecutore testamentario, ad agire contro la sua personale etica e contro il Codice Deontologico che definisce le regole comportamentali condivise all’interno di una categoria; queste regole sono state scritte per il bene supremo della persona che assistiamo e non per proteggere una categoria professionale; per questa sua autorevolezza il Codice di Deontologia medica ha sempre più assunto la caratteristica di strumento meta o para giuridico”.
@PiccininDaniele