In un solo mese il programma di protezione alimentare ha sostenuto quasi 700 mila persone. Uomini, donne, bambini e anziani stretti in una morsa che vede Boko Haram infierire sulle oltre due milioni di persone ad alto rischio di insicurezza alimentare. La strage continua, ma l’Onu non sta a guardare. Le nazioni Unite infatti, si mostrano soddisfatte per la partecipazione alla Conferenza di 14 Paesi (tra cui l’Italia) sull’urgenza Lago Ciad, per le vittime di Boko Haram nei quattro Paesi interessati. “Siamo contenti perché, pur essendo a inizio anno, abbiamo già alcune centinaia di milioni di dollari per le agenzie UN e ONG che lavorano nelle zone interessate dagli attacchi di Boko Haram da circa 3 anni” spiega Toby Lanzer, Coordinatore regionale del Sahel per l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA).
Diversi Paesi hanno già annunciato la volontà di apportare un sostegno finanziario importante alla crisi, Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada su tutti.
Lo stato di “famine”, termine col quale si indica il livello più alto di insicurezza alimentare, in Nigeria, interessa circa 2.5 milioni di persone, tra le comunità locali e delocalizzate nel Nord del Paese.
Questi ulteriori fondi dovrebbero dovrebbero sostenere la risposta, già in atto, a una crisi umanitaria importante: non solo i bisogni in sicurezza alimentare ai quali le ONG e, in particolare, il Programma alimentare mondiale (PAM) cerano di rispondere, ma anche l’educazione e la protezione della popolazione sono le priorità. Da Gennaio, il PAM ha sostenuto circa 692.400 persone, attraverso il trasferimento in denaro e le distribuzioni di viveri, in particolare per le famiglie con casi di bambini tra 0 e 59 mesi affetti da malnutrizione severa.
Questi fondi, comunque, non risolveranno il problema. Queste zone, sui 4 Paesi, sono di difficile accesso, in particolare sulle isole del Lago Ciad, e presentano dei rischi importanti, anche per lo staff umanitario, soprattutto a causa di sacche di resistenza di Boko Haram. Il 2017 viene vissuto come l’anno della risposta massiccia alla crisi, ma anche chiave per dei progressi militari contro Boko Haram.