“I tumori dei bambini sono rari, ma purtroppo ci sono. I più piccoli raramente si ammalano, tuttavia esistono dei tumori che colpiscono in media 2 bambini su 10.000. Ci sono forme di leucemie e dei tumori del cervello che si presentano solo nell’infanzia. Esistono dei trend che correlano i tumori all’inquinamento ambientale. Non si può dire però che queste non si presentino anche in zone che apparentemente non sembrano inquinate. In questo tipo di malattie c’è una predisposizione genetica, ma esistono anche fattori ambientali. Nel caso delle leucemie nei bambini, per fortuna abbiamo più dell’ 80% di guarigioni. Nella terra dei fuochi, a causa delle sostanze rilevate come la diossina, è vero che ci sono degli aumenti di tumori alla vescica, allo stomaco e al fegato e che i bambini sembrano ammalarsi di più per tumori al sistema nervoso centrale, ma non abbiamo ancora capito quali siano il reale impatto e quali siano le persone più a rischio”. Lo ha detto a Ofcs.report Ruggero De Maria, direttore della patologia generale dell’Università la Cattolica dell’ospedale Gemelli di Roma e presidente di ‘Alleanza contro il cancro’.
Professore, esiste una classifica di pericolosità dei tumori?
“Ci sono dei tumori che sono meno aggressivi e per i quali è più facile accorgersene, sia per gli screening adottati sia perché sono clinicamente più evidenti. Molti tumori possono guarire facilmente se vengono rimossi rapidamente. Detto questo però, purtroppo la prevenzione non basta in tutti i tumori, perché in alcuni di questi le cellule migrano velocemente e non si riescono a fermare neanche quando vengono rimossi precocemente”.
Parliamo di progresso, ci sono tumori dove la ricerca ha fatto più passi in avanti in confronto ad altri?
“Quando parliamo di progressi parliamo in linea generale. Senza dubbio nel tumore alla mammella oggi si cura e si guarisce di più. Infatti nel 90% dei casi c’è la guarigione. Ciò avviene perché questo tipo di cancro viene trovato più facilmente: ci sono innanzitutto i programmi di screening con la mammografia. Inoltre le donne appena sentono un nodulo si allarmano e si sottopongono ai controlli. Anche l’approccio medico-chirurgico al tumore della mammella è migliorato sensibilmente. Tra i tumori maschili, quello alla prostata è il più frequente. Sappiamo oggi che molti di questi tumori sono indolenti, e quindi ci sono casi dove il tumore non viene rimosso e si ricorre alla cosiddetta sorveglianza attiva, cioè a controlli ravvicinati. Per quanto riguarda il tumore al polmone, i passi in avanti sono stati relativi. E’ stata importante la campagna di sensibilizzazione contro il fumo che ha fatto aumentare di 18 volte l’incidenza del tumore al polmone dagli anni 30 ai primi anni novanta. Fortunatamente le campagne antifumo hanno invertito questo trend e i tumori al polmone stanno diminuendo. Ma solo negli uomini sfortunatamente, perché le donne hanno preso a fumare più spesso di quanto non facessero prima. Il tumore al polmone è difficile da curare anche se identificato quando è ancora piccolo, mentre in altre tipologie di tumore, come quello al colon, la diagnosi precoce porta alla guarigione completa”.
Ci sono tumori che non sono facili da diagnosticare e che hanno un tasso di mortalità più alto?
“Il cancro al pancreas è la quarta causa di morte per tumore, questo perché è difficile fare una prevenzione, fare degli screening. Inoltre, quello del pancreas è un tipo di tumore che ha delle caratteristiche biologiche abbastanza complesse che lo rendono difficile da curare”.
Nella ricerca l’Italia ha da invidiare qualcosa agli altri Paesi europei?
“L’Italia ha uno dei tassi di sopravvivenza da tumore tra i più elevati nell’Unione Europea. La situazione è migliore al nord Italia che al sud. Anche se per esempio in Sicilia ci sono meno casi di tumore che in altre regioni, al sud si fa meno prevenzione perché c’è meno disponibilità delle persone di sottoporsi ai programmi di screening che vengono iniziati a livello regionale. Ciò non toglie che lo standard delle terapie italiane sia davvero elevato. ‘Alleanza contro il cancro’, la rete oncologica degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico coordinata dal Ministero della Salute ha avviato una serie di programmi per facilitare l’ingresso della tecnologia nella diagnostica ai tumori, ma serve del tempo per standardizzare le procedure e trasferirle alla routine clinica. Stiamo provando a inserire una serie di procedure innovative e a basso costo nella disponibilità di tutti i pazienti. Questo permetterà di curare molto meglio i tumori ritenuti adesso incurabili. Quello che però è vero è che all’estero ci sono più risorse economiche da investire nella ricerca scientifica. Basti pensare che in Italia investiamo circa metà della Francia, un quarto della Germania e un sesto del Giapone. Ciò però non toglie che nel nostro Paese abbiamo un expertise di ricercatori molto alta, e invidiata in tutto il mondo”.
Quante persone in Italia hanno il cancro?
“Oggi circa mille persone al giorno si ammalano di tumore in Italia. Ma, per fortuna, stanno aumentando le persone che guariscono. Nel nostro Paese più di 3 milioni di pazienti ammalati di cancro sono guariti”.
Cosa prevede da qui ai prossimi 10 anni nella ricerca contro i tumori?
“E’ difficile fare previsioni, ma certamente la sopravvivenza aumenterà ancora di più, anche con l’impiego di terapie mirate, come quella già in uso dell’immunoterapia, che dopo anni di sperimentazione e molti insuccessi ha finalmente cominciato a dare grandi risultati. L’immunoterapia in poche parole si propone di potenziare il sistema immunitario per distruggere il tumore. Grazie a questo tipo di terapia ci sono stati miglioramenti importanti nella cura del melanoma metastatico e di alcuni tipi di tumore al polmone e al colon ma si sta cercando di trovare nuove modalità, ancora più efficaci, per migliorarla. Quando mi si chiede quanto tempo occorrerà a sconfiggere il cancro, rispondo che non c’è una data precisa. I tumori sono eterogenei e cambiano da paziente a paziente. Per cercare di semplificare quello che è troppo complesso, i medici suddividono i tumori in sottogruppi in modo da facilitare la creazione di nuovi protocolli terapeutici. Tuttavia questa semplificazione non sempre da buoni risultati e si cerca di personalizzare sempre di più le terapie, in modo da trovare la migliore cura per ogni singolo caso”.
Cosa si sente di dire a chi sta leggendo questa intervista?
“Il tumore è un nemico di tutti, anche chi è sano deve cercare di essere parte attiva contro il tumore. E’ davvero importante cercare di prendersi cura di se stessi e di chi ci sta intorno. E’ bene fare prevenzione su di se e spingere a fare prevenzione alle persone che sono a contatto con noi. Occorre mangiare bene, fare attività fisica ed evitare di fumare. E’ stato calcolato che circa il 40% dei tumori verrebbe debellato facendo prevenzione e adottando uno stile di vita appropriato. Auspicherei anche che si avesse più considerazione per la ricerca in generale e per la ricerca sul cancro in particolare. Occorrebbe un cambiamento culturale”.