Aeroporti in tilt, proteste, paura, manifestazioni e marce. Non si può certo dire che il neo presidente americano Donald Trump, dopo poco più di una settimana dal suo insediamento, non abbia già fatto tanto discutere per i decreti che ha firmato. Ultimo tra questi quello che vieta ai cittadini di sette Paesi musulmani di andare in Usa. Quindi, in poche parole chiunque dal Iraq, Iran, Yemen, Libia, Siria, Somalia e Siria parta per gli Stati Uniti non ha più il lasciapassare del governo americano. Non sorprende però che tra questi non ci siano Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Libano, Paesi con i quali Trump è in procinto di firmare accordi economici. Una decisione che ha fortemente indignato l’America e non solo. L’Onu ha definito questo bando illegale, l’Unione Europea si dissocia ritenendolo un forte atto di discriminazione, lo stesso anche per il presidente francese Hollande, per la cancelliera Merkel, per “l’amica” inglese di Trump, Theresa May, e per Barack Obama che vede i diritti degli americani a rischio. Dopo duri attacchi, che sembrerebbero però non scalfire minimamente il pensiero del Presidente Trump, lo stesso ha risposto che questa decisione fa parte di un percorso di protezione degli Usa dal terrorismo e di controllo nei confronti dell’immigrazione. A questo ha poi aggiunto il paragone con l’Europa, ritenendola un cattivo esempio da non seguire.
La politica italiana segue invece con attenzione le mosse “trumpiane”, delineandosi bene due parti: una ammirata e una spaventata. “Non posso che stimare Trump per quello che sta facendo. Fa quello che ha promesso già questo depone a suo favore. Poi limitare l’invasione islamica in corso è titolo di merito”, così si è espresso il leader della Lega Matteo Salvini, da sempre un fan del presidente Usa. Sulla stessa linea anche il capo di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che dichiara: “Sui confini ha ragione Trump, ha ragione sul fatto che lo stato non esiste se non esistono i confini, e ha ragione sul fatto che devono avere la priorità gli immigrati regolari. Ha ragione anche quando dice che nell’accoglienza bisogna dare priorità ai cristiani”. Non sono dello stesso avviso però Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, vicesegretari Pd che in una nota scrivono:”Condividiamo lo sconcerto e l’indignazione per le decisioni che l’amministrazione Usa sta assumendo nei confronti dei rifugiati. Riaffermiamo con forza i valori dell’Italia e dell’Europa, sicurezza, inclusione e solidarietà che sono fondamento per un mondo più giusto e senza discriminazioni”. Lo stesso per il premier Paolo Gentiloni che commenta la decisione di Trump con un tweet dove ricorda come ” l’Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell’Europa”. Tuttavia non sembrerebbe riguardare l’Italia nessun tipo di esclusione. Infatti pochi giorni fa il presidente degli Stati Uniti ha incontrato i maggiori dirigenti di General Motors, Ford e Fiat Chrysler, tra questi anche Sergio Marchionne con il quale si è parlato di agevolazioni finanziarie e nuovi posti di lavoro.
Il decreto sull’immigrazione è stato attuato subito dopo la firma e per questo tutti quelli provenienti dai 7 Paesi esclusi e che erano già in viaggio, si sono trovati bloccati negli aeroporti per più giorni. Immediatamente si sono formati sit in di protesta, stazioni e aeroporti invase da persone che hanno manifestato per solidarietà. A questo ha posto fine un giudice di New York che ha firmato il foglio di via per il rimpatrio degli immigrati, sbloccando così una situazione diventata, a dire dei responsabili aeroportuali, ingestibile. Di conseguenza anche altri 16 Stati americani hanno deciso di delegittimare il decreto di Trump lasciando al Tribunale della Corte Suprema la decisione finale. Le proteste sembrano comunque destinate a non finire. Dopo la marcia delle donne contro il nuovo presidente americano, un’iniziativa arrivata anche in Italia, sono in molti a parlare di un possibile depotenziamento dei poteri del inquilino della Casa Bianca. Molti gli artisti che si sono schierati contro di lui, da Madonna a Bruce Spristeeng, da De Niro a Mark Ruffalo, a rischio anche la presenza alla notte degli Oscar del regista iraniano Ashgar Farhadi, bloccato anche lui dal nuovo decreto. Sembrerebbe però che il magnate Trump non si preoccupi di questo, ma che anzi vada avanti verso ciò che ha promesso. Ciò che il neo presidente Usa sta facendo non è sicuramente nulla di nuovo rispetto a ciò che aveva preannunciato. D’altronde sia nella campagna elettorale che nel suo primo discorso al Paese, aveva promesso un America diversa, un’America agli americani e degli americani. Si incorrerebbe in errore nel dimenticare che al contrario degli ultimi governi italiani, lui è stato votato dal suo popolo, ed è evidente che chi l’ha scelto l’ha fatto con la consapevolezza e il desiderio di vedere il proprio Paese cambiare.